Diciamocelo chiaramente, bissare capolavori – perché di questo si tratta – come Picaresque e The Crane Wife non è cosa di poco conto, anzi. I Decemberists hanno però, da sempre, tutte le carte in regola per fare bene – eccezion fatta per un poco riuscito The Hazards Of Love. Ad ogni modo, all’annuncio di What A Terrible World, What A Beautiful World, sono rimasto in bilico tra l’entusiasmo e l’esser cauto, in un limbo di sensazioni contrastanti così come contrastante è il titolo del lavoro. I Decemberists sono in giro da molti anni, hanno tanto materiale all’attivo, sono comparsi anche nei Simpson… chissà se saranno in grado di mantenere la qualità là in alto dove dovrebbe stare, dove ce lo aspetteremmo da loro. Per scelta poi non ascolto quasi mai i singoli rilasciati in anteprima, per non falsare la fruizione del disco con pregiudizi. Errore gravissimo in questo caso.

Make You Better (il singolo, appunto) è LA canzone perfetta. Giro di chitarra elettrica, refrain splendido da cantare a squarciagola ma senza scadere nel facilone, pianoforte lì a porre gli accenti dove meglio non si potrebbe, controcanti lacrimevoli. E la doppietta d’apertura (The Singer Adresses His Audience, Cavalry Captain) non è da meno: impalcatura acustica, archi, fiati, assoli elettrici saturi e crescendo vocali. E se a fare i crescendo vocali è una delle voci più belle degli ultimi 15 anni – Colin Meloy –, preparate le spine dorsali per i brividi. E che l’incedere sia cadenzato (Philomena), più pacato e riflessivo (il pianoforte di Lake Song, la chitarra bluesy di Till The Water Is All Long Gone e Carolina Low), o ancora più classicamente poprock (The Wrong Year, Anti-Summersong e i suoi simpatici controcanti a mo’ di botta e risposta) o, perché no, country (Better Not Wake The Baby e Easy Come, Easy Go con la sua vena da gringo al calar del sole) il risultato è sempre più che positivo.

Niente di nuovo all’orizzonte, dunque: What A Terrible World, What A Beautiful World è sempre il solito – impeccabile, a parte un paio di pezzi che fanno calare la soglia d’attenzione – lavoro che va a sondare tutti i territori più o meno vicini al folk.
Sì ma quelli sono tutti i soliti territori che i Decemberists sondano da 15 anni, diranno i più. Sì ma i Decemberists sono una band che non mi stancherò mai di ascoltare, dirò io.

Tracce consigliate: Make You Better, Cavarly Captain