Dire che di preciso non so dove sia il Wiskonsin nonostante frequenti delle persone che prima di tutto giocano a Risiko e poi vivono la vita mi metterebbe probabilmente in cattiva luce.
Poco importa, vi dico comunque con precisione che il trio di musicisti The Daredevil Christopher Wright è da lì che viene, e più precisamente dallo stesso paesino d’origine di Bon Iver. Il nome del paesino non me lo ricordo ma di certo ci rendiamo conto che è oltremodo improbabile che una cittadella tanto piccola partorisca due rivelazioni musicali così a poco tempo l’una dell’altra. Vero per metà, considerando che potrebbe esserci la probabilità, valutando le parti in gioco, di rimanere in mano senza neanche una rivelazione musicale; chiaramente questo non toglie nulla alla bellezza del luogo.
Rivelazione musicale o meno, “The Nature of Things” è da considerarsi il secondo long-playing della band americana, disco bello, niente da dire, sempre legato alla caviglia con modelli già visti, Belle and Sebastian, Simon & Garfunkel, Fleet Foxes, che loro stessi citano consapevolmente; “Sappiamo di non inventarci nulla” poteva essere uno dei possibili altri titoli dell’album.
Non che non ci veda nulla di loro, anzi, il disco è bello zeppo di espressioni proprie, dai bei giochi di cori che fanno a qualche altra cosa che non mi viene in mente, tutte però portate a spasso come farebbe Belle & Garfunkel. Bella anche l’idea di far uscire le batterie a sinistra e il basso dall’altra parte, in qualche pezzo, come si faceva una volta, bellissima davvero se non l’avessero già fatta altri sei milioni di gruppi.
La copertina del disco però mi piace a buco, il vello d’oro, sì bella, accattivante . Ecco, per questo vi alzo il voto.