I side-project nella musica e nella vita di un’artista diventano interessanti quando si cerca di esplorare e di approcciarsi a generi che non riguardano la band con cui si suona di solito. Il motivo per cui si dovrebbe creare un side-project è appunto quello di fare qualcosa che non hai ancora mai fatto. Questo non sembra il caso dei The Babies, arrivati già alla seconda uscita nel formato LP. Nella loro appena iniziata carriera hanno rilasciato anche un EP (Cry Along With The Babies-2012,New Images) e una manciata di 7”. Parlavamo di side project, infatti i The Babies sono composti da Cassie Ramone – chitarra/voce (Vivian Girls) e Kevin Morby – basso/voce (Woods) e da Justin Sullivan – batteria (Bossy). Nel progetto le band di provenienza dei membri sono fondamentali. Cassie Ramone ha portato la forte influenza delle Vivian Girls, con la loro combo di noise pop/garage/lo-fi e Kevin Morby dai suoi Woods avrebbe dovuto portare innesti di folk ben riformulato in chiave alternative e anche psichedelica, ma non avrà molto spazio come vedremo.

Our House On The Hill è il successore dell’omonimo esordio The Babies (2011,Shrimper) che al suo interno trova buoni brani come All Things Come To Pass oppure Breakin’ The Law ma che obiettivamente non mi dicono nulla di originale rispetto ai loro progetti. La mia sensazione è che Cassie si fosse stufata di suonare solo con altre ragazze così ha caricato Kevin sulla barca, ma il sound la struttura dei pezzi mi riportano inevitabilmente al sound delle Vivian Girls o delle Dum Dum Girls. In questo secondo LP la formula non cambia. Le possibilità sono due: o Kevin voleva provare a suonare un po’ di garage oppure si è musicalmente sottomesso alla Vivian Girl. Ora non che voglia buttare fango sul loro lavoro, anche perché l’album già dal primo ascolto si rivela molto piacevole- anche divertente- l’atmosfera è molto rilassata e scanzonata. Potrebbe benissimo fare da sottofondo a un giro in auto per Brooklyn, luogo di base della band. Alligator, la prima traccia mi aveva un attimo disorientato per quei cambi di velocità all’inizio del pezzo. Si basa tutto su cambi di accordi suonati su una chitarra leggermente distorta, l’inserimento di un ritornello ben ripetuto in modo che si fissi per bene.Avanti nell’ascolto Slow Walkin’ e Mess Me Around ripetono la struttura e il sound da surf-rock, sempre comunque piacevole. Il primo in cui mi accorgo della presenza, oltre alla voce (canta la maggior parte dei pezzi), di Kevin Morby è Mean. Una semplice e breve ballata folk, una cosa molto intima-chitarra e voce- con Cassie che aiuta come seconda voce nel ritornello.una ballata come quelle che anche Mr.E (Eels) ci ha fatto ben apprezzare. Non ritroviamo elementi simili non prima di altri tre brani. Il folk ritorna con That Boy e la conclusiva Wandering, uno dei migliori pezzi dell’album ma che potrebbe benissimo farti pensare che sia un brano dei Woods.

In conclusione come già detto l’album è piacevole sin da subito e non ne appesantisce o annoia l’ascolto ma la mia critica è verso il progetto più che verso l’LP in se e riguarda il mio concetto di side-project. Anche altre delle Vivian Girls hanno tentato dei progetti paralleli come Katy Goodman (a nome La Sera) o la ex-Vivian e Dum Dum, Frankie Rose. Tra queste tante proposte alternative quella che ho preferito è stata Interstellar, proprio di Frankie Rose, uno dei miei album preferiti dello scorso anno. Insomma un album carino ma Cassie avrebbe fatto meglio a continuare con la sua band e lasciare Kevin all’ottimo lavoro con i Woods.

Niente di personale, Cassie.