Avevan fatto già parlare di sé, non tanto col loro primo album Cape Dory uscito ad inizio 2011, ma soprattutto con il singolo rilasciato lo scorso 6 dicembre, Origins. Ecco a voi i Tennis, con il loro secondo, brand new Young & Old.
I Tennis sono un duo indie-pop, non un doppio alla Nadal-Ferrer, marito e moglie battezzati o meno come Alaina Moore (voce e tastiera), Patrick Riley (chitarra). I due coniugi di Denver sono prodotti da Patrick Carney, spilungone quattrocchi dei Black Keys, e hanno scelto di chiamarsi Tennis perché Patrick giocava a tennis.
Sì in effetti non sono stati così brillanti a scegliere il loro nome, che quando provi a ricercare su internet si confonde tra un Wimbledon e un Pete Sampras. Però sono stati brillanti e non poco nel loro Young & Old.
L’album si dispiega in un surf-pop sorretto da una linea vocale affascinante, sincopata, che rende la sezione strumentale ancora più affascinante. Origins, seconda traccia che viene dal singolo fine 2011, è la “main-track” dell’album, che è pronta lì a portarti via anche l’anima con il suo fascino.
Pensi sia l’apice per i Tennis e tutti a casa, ma tutto l’album ti tiene sull’attenti, riuscendo a cambiare ritmi e toni, fino a Petition si mantiene bene, e poi risale ancora e diventa ancora più interessante mentre lo ascolti.
Suoni un po’ Grease a tratti, buone linee di basso e brillantina in Dreaming, High Road, i tamburi che ti portano dritti fino a Never To Part, che ti porta giù dall’onda e ti fa capire che ora è il momento di aspettarne un’altra. Non è un album da 8 in pagella e borsa di studio, ma è uno di quelli per cui vale la pena premere play, e non ce ne sono così tanti.

Il surf ti fa sentire un po’ più blu e i Tennis non sono degli sfigatelli che corrono in spiaggia inneggiando ad Obama. No, tutto ciò parla un po’ di una storia d’amore che ti porta a fare belle cose, belle cose come Young & Old.
It’s not a picture of fragility.