Non so spiegarmi perché, non sono capace di esprimere tutte le mie emozioni ascoltando questo disco, anzi, non ne sono capace ascoltando tutti i progetti messi in piedi da Steve Hartlett, mente e corpo di questo progetto, postumo allo scioglimento degli Ovlov, chiamato Stove; pensando alla dolcezza abrasiva che da ai suoi pezzi, alle (vecchie) maniere casalinghe, o solo perché magari gli piace, il nome sembra tratto dall’omonima canzone presente in Love Tara del 1993 degli americani Eric’s Trip.

La stupidità sembra il fulcro del disco: se Stupider è un intro poco più corta di trenta secondi, in una versione più distorta di un qualsiasi pezzo dei Guided By Voices di metà anni ’90, nei 2 minuti della successiva Stupid, si possono già percepire le intenzioni del disco: suoni grassi, psichedelia acida e tanto noise. Chiudendo l’ipotetico cerchio, Stupidest è una specie di thrash-core ansiogeno che conclude la prima parte del disco dove sono presenti le canzoni più veloci e brevi. Dusty Free presenta una glider guitar tipicamente shoegaze ed una voce in stile alternative/lo-fi, tutto amalgamato da un bel muro di suono fuzzeggiante; il pezzo sembra uscito da You’re Living All Over Me dei Dinosaur Jr. mentre Jock Dreams è pervasa da un’aura emo e un ritornello dinamico e nostalgico che non può non ricordare i Superchunk di No Pocky For Kitty. Tutte le canzoni devono molto a mostri sacri come i My Bloody Valentine, per le muraglie sonore e i Sonic Youth, per le derive rumorose. Aged Hype stupisce per il suo piglio pop-punk che mi ha ricordato, perso nei meandri più nascosti, Sucked Out dei Superdrag; sarà per la voce, sarà per il cazzeggio, non so, poveri figli dimenticati della seconda metà degli anni ’90.

Sicuramente Is Stupider è un album più coeso rispetto all’ultimo disco degli Ovlov, dove c’era la grossa pecca della mancanza d’omogeneità. Le canzoni ora diventano ancora più strazianti con una ritmica semplificata rispetto al passato ma che arriva giusta al punto. Nell’insieme potrebbero essere comparati a band quali Archers Of Loaf e Built To Spill per l’indole Alternative/Lo-fi ma orientata sempre ad una sperimentazione del rumore. Dumboy, la mini-suite da 9 minuti che chiude il disco, è un viaggione psichedelico dai grassi fuzz, con tanto di assolo finale interminabile tra feedback, wall-of-sound e improvvisazione e va a braccetto con The Great Alligator, presente nell’ultimo disco degl’ Ovlov. Steve è ancora molto legato a quelle sonorità che oggi suonano anacronistiche, ma riesce nel contempo a farle sue, levandosi (lentamente) quell’etichetta di “nuovi Dinosaur Jr.” che aveva ricevuto come critica con la sua vecchia e defunta band.

Tracce consigliate: Jock Dreams, Wet Food