Snowblink è un nome invernale, su questo non ci piove, e in inverno le cose che ci ricordiamo di più fanno tutte riferimento al natale, e se parliamo del natale non possiamo non parlare del caro bambin Gesù e della sua fantomatica grotta (si, forse era una capanna lo ammettiamo). Per quel che ne so, Inner Classics è stato interamente registrato in una grotta. Per intero.
Vedete, gli Snowblink fanno musica talmente leggera che quando la suonano hanno bisogno di un soffitto per non volare via, e siccome necessitano anche di una massiccia dose di reverberi hanno deciso, di comune accordo, di suonare dentro a grotte in giro per foreste canadesi con tanto di asinello e bue. Non ce ne voglia il bambin Gesù, dicono.
Snowblink è un duo, proviene dal Canada, e fa musica che rilassa il cervello e lo fa diventare morbido come se lo si mettesse nel latte un po’, per una quarantina di minuti diciamo.
La cosa che ascoltiamo subito è la voce della ragazza, Daniela mi pare si chiami, sottile, leggera, alta, già probabilmente a sbattere lassù contro il soffitto, a graffiarsi contro la parete ruvida; la voce resterà sempre in primo piano, se avete bisogno di certezze ve ne ho appena data una. Poi succede che in certi momenti canta anche il suo amico, e lei ci si poggia sopra e le sue parole si rinforzano, e le parole di lui non si capiscono, ma sono le stesse parole di lei.
Poi lui suona anche la batteria, ma leggera leggera, quindi potete immaginare. C’è anche una chitarra elettrica che immagino nella mani di lei. E sotto, tutti i suoni di caverna che mette lui.
Poco importa il resto, in questo disco non c’è nulla di nuovo, bisogna dirlo, non c’è neanche un tentativo di sperimentazione, se vogliamo chiamarlo così, hanno suonato in una grotta accordi malinconici tipicamente canadesi come il la minore o il mi maggiore e basta, ma lo hanno fatto sinceramente; voglio dire, non credo gli interessi se rischiano di annoiare qualcuno,