In musica il corso degli eventi si può ben dividere in periodi caratterizzati da un genere predominante, ogni genere solitamente ha un artista/band che ne rappresenta la reincarnazione più accurata, ne definisce il lifestyle e traccia le linee guida per tutte le band che vorranno fare da scia alla band cometa. Negli anni zero con Is This It, Julian Casablancas e soci hanno fatto nascere una nuova corrente indie/garage che, pur basandosi su cliché musicali già ben noti, ha fatto nascere qualcosa di nuovo.

L’attitudine molto affine agli ambienti punkeggianti dei decenni precedenti e i testi intrisi di ribellione sono diventati i canoni del genere.

Quattordici anni dopo si sono svegliati anche i newyorkesi Skaters che se ne escono con il loto debut intitolato Manhattan. Ora, facciamo finta che non ci sia nulla di banale nel nome iperscontato della band e nel farsi dare una spintarella dalla grande mela e cerchiamo di capire la mission di Michael Ian Cummings e i suoi compagni festaioli.
Manhattan vorrebbe imporsi come nuova colonna sonora per i giovani reckless NewYorkesi e in un certo senso i quattro raggiungono l’obbiettivo con undici tracce che dal basso della loro banalità si presentano ben suonate e molto orecchiabili. I nostalgici dei primi Strokes ameranno la prima metà del disco che vede in Manhattan Teen Massachusetts il pezzo più radiofonico da ascoltare su una chevy cabriolet aspettando il verde dei semafori dell’Upper East Side.
Band Breaker sorprende piacevolmente con tonalità e ritmiche prese in prestito dal reggae e dai londinesi Clash.

Da Schemers in poi veniamo abbagliati dalle strobo della dancefloor più indierock che ci sia e siamo costretti a muovere le gambette avvolte dagli skinny jeans con I Wanna Dance (But I Don’t Know How).
C’è spazio poi per Nice Hat, uno sparetto che molto ricorda i primi Horrors e, spezzata la tensione con un breve intramezzo goliardico, ci introduce a This Much I Care il quale, grazie alla voce svogliata di Cummings, si presenta come il pezzo più caratteristico della band.

Con tutta la buona volontà è quindi difficile bocciare Manhattan perché, pur non essendo un capolavoro e nonostante il pesante ritardo, è molto piacevole e addirittura perfetto per chi ha ancora Room On Fire nell’iPod.

Traccia consigliata: This Much I Care