Avevo voglia di un dischetto pop mainstream di quelli da popstar che balla seminuda anche se parla di morte e disastri ambientali.
Così apro Spotify e mi compare un banner enorme con Shakira seminuda che imbraccia una chitarra classica come fosse una Gibson SG.
Ok!

L’ultima volta che ho fatto una cosa del genere mi son beccato Unapologetic di Rihanna che mi piacque per la produzione mega che aveva alle spalle.
Questi dischi infatti possono essere interessanti se si considera il lavoro che c’è dietro, il marketing e l’aspetto quasi matematico che assume lo spremere denaro da qualche belloccia; è un po’ come una grande sfida tra label e produttori dove la ragazza immagine in copertina ha un ruolo molto marginale.

Con Shakira (l’album) si vuole rimarcare l’origine multietnica del brand Shakira e per farlo si calca la mano sull’eterogeneità del prodotto che non è un disco ma una raccolta di futuri singoli senza un filo conduttore.
Partendo da Dare (La La La) che sembra prodotta da AVICII sotto calmanti, si arriva alla bonus track That Way piano voce da demo pre-successo della collega Lady Gaga.
Nel mezzo lo ska di Cut Me Deep (con Magic), lo spudorato plagio ad Avril Lavigne in Spotlight e ovviamente il featuring pepato con Rihanna che fa parte delle canzoni da “adesivo sopra il cd”.

Banale, citazionista (di robe brutte) e privo di un pezzo che possa trainare il prodotto senza affidarsi al nome di altri.

Traccia consigliata: Can’t Remember to Forget You