Scout Niblett ha quarantanni, vive a Portland, ed è del segno della Bilancia.

Se non la conoscete è perché probabilmente eravate distratti dato che il primo disco lei lo fa nel 2001 quando era decisamente più giovane.
A quarantanni non si è vecchi, semplicemente finisce un’era, come si dice? La vita inizia a quarantanni. Io non lo so ho ventiquattro anni.

It’s Up to Emma è il suo ultimo disco, un ammasso scarno di pretese, pungente, e tristemente poetico e martellante, e di ghiaccio quasi come John Waine che ti guarda negli occhi dopo esser salito a cavallo.
Disco che non si discosta più di tanto dai suoi precedenti lavori, quasi a voler dire “Ho quarantanni ma ho cambiato idea solo un paio di volte”, cambierà idea in seguito, come sappiamo, la vita le inizia adesso; ha voluto chiudere un discorso diciamo.

Due brevi righe su It’s Up to Emma di Scout Niblett:
Se vi state chiedendo chi è la Emma del titolo vi posso dire che in realtà Scout Niblett si chiama Emma Louise Niblett, che è quantomeno significativo a questo punto.
I suoni e le chitarre: Scout Niblett suona la chitarra mentre canta.
Ok si, lo fa un sacco di gente, ma lei ha un modo tutto suo, innanzitutto è ripetitiva fino al midollo, come si dice, quei quattro accordi li fa girare per almeno, non voglio esagerare, dieci o quindici volte, prima di arrivare a un punto, ma spesso è bello perché capisci il suo disagio. Voglio dire, quello è un blues al Kurt Cobain.
Scarno e magro senza niente, la sua voce e basta, la chitarra che va e viene in realtà – una chitarra elettrica, quasi sempre in pulito, con un po’ di riverbero – la batteria al centro, che arriva alla fine, basta. Animo punk, andamento blues, e Kurt Cobain in testa.
Il disco si apre con Gun, la lentezza di un discorso in piazza accompagnato a spari di pistola per aria, e si chiude con What Can I Do? con tanto di archi e coda finale che ti fa vedere una bolla di luce nei suoi occhi di ghiaccio.

Tracce consigliate: Gun.