Oh dio se mi piace la musica elettronica, un genere ecletticissimo di cui fatico ad imparare tendenze e catalogazioni, ma che nel complesso mi affascina proprio per questo. Ryan Davis l’ho ascoltato come un qualsiasi disco che ascolti quando non hai altro da fare, un po’ per curiosità, un po’ per noia. Particles Of Bliss ha una buona produzione nonostante alcuni pezzi abbiano delle sezioni ritmiche distorte a metà tra il cattivo gusto e la strizzatina d’occhio al pop. Purtroppo, la caratteristica che contraddistingue il lavoro di Ryan Davis è l’eterogeneità estrema: molti pezzi suonano cupi, ipnotici al limite con la monotonia e un’attitudine da dancefloor troppo forzata, altri pezzi, in quantità minore ma sicuramente più apprezzabili, hanno invece una tendenza più dream ed eterea, minimamente progressiva da aver voglia di riascoltarli, come ad esempio Where The Right Things Are, caratteristica che ho sentito in passato in un’altra band, i Vector Lovers, di cui sono sempre rimasto affascinato. Complice la lunghezza complessiva, in definitva, Particles Of Bliss, può annoiare gli ascoltatori superficiali e ammaliare in alcuni spunti i più esigenti.
Purtroppo non c’è un punto di fuga, un’unione complessiva o quantomeno uno scopo palese. Particles Of Bliss è un disco ricco di spunti ma nessuno di questi è sviluppato completamente.