Water-Dreams-CoverEtichetta: Autoprodotto
Anno: 2015

Simile a:
Comaneci – You a Lie
Widowspeak – Widowspeak
This Is The Kit – Bashed out

Robin Bacior è una giovane cantautrice sconosciuta ai più (nonostante la nomination all’Idipendent Music Award per la migliore canzone folk) ma ciò non vuol dire che non sia degna d’attenzione, al contrario, recentemente è uscita con il suo ultimo, nonché il più maturo e sensibile, lavoro in collaborazione con l’altrettanto giovane violoncellista Dan Bindschedler.

Water Dreams dimostra che la cantante non rimarrà “sconosciuta” a lungo: nonostante l’età apparente i testi delicatissimi sono prova del suo essere un’anima antica, una voce che ha l’effetto ed il retrogusto di una tazza di latte caldo al miele, rassicurante e a tratti materna.
Le canzoni contenute in questo album toccano corde della sensibilità lasciate altrimenti a riposo: brani che trasportano la mente a temporali estivi relegati negli sgabuzzini del cuore, giornate al lago, ricordi d’infanzia dolce-amari, a tratti sfocati.

La cantautrice, che ad una vena vagamente dark-pop mescola la sua essenza folk, sa di possedere quel genere di voce che smuove anche i più gelidi, e su questo suo potere ci basa l’intero album, chiamando in aiuto giusto l’indispensabile: arrangiamenti minimali, una chitarra, qualche nota di piano, vari archi e delle timide percussioni, ma ciò non porta a quella sensazione di svogliatezza o noia nell’ascolto. Sebbene non sia il genere di album che ti trafigge come un colpo di fulmine, ha quel qualcosa che sembra tirarti per la manica e dire “ascoltami di nuovo”.
Di If it Does la cantante dice “Not wishing anything over the top, just to write and play songs that people can enjoy.” e com’è onesta l’aspirazione, onesto e senza fronzoli è il risultato: una canzone senza virtuosismi, focus sulla voce, violoncello e piano, tutti quanti folk nello spirito, ma con quella vena malinconica da momento evocativo “It’s delusional dreaming, cold blooded reason, all of it keeping me barely believing what if, what if it does”. E poi c’è Headless Sheep che ha l’impressione di un sogno, il tutto visto attraverso uno specchio d’acqua increspato dalle onde, così impalpabile eppure chiaro, ma non per questo di facile interpretazione, così come del resto sono i sogni. “I only believe when I’m asleep,
over drinks the future glides.
 But then I feel the speed of the present, it collides.”, la canzone ha un un accompagnamento delicato e discreto, quasi avesse paura di disturbare la costante ed umile presenza la chitarra, che del resto ci tiene per mano per tutto l’album.

In un periodo nel quale fare musica è sorprendere, innovare e ricercare costantemente, un progetto come quello della Bacior corre il rischio di apparire scontato, ma allo stesso tempo ti viene incontro come un’oasi serena nella quale rilassarsi almeno un po’ in una tempesta di generi musicali.

Tracce consigliate: River Move, Headless Sheep.