1933 – I nazisti aprono il primo campo di concentramento a Dachau.

1945 – L’aeronautica Statunitense sgancia l’ordigno atomico “Little Boy” su Hiroshima.

1995 – Ricky Martin pubblica l’album A Medio Vivir, trascinato dalla hit Maria, dando il via all’invasione latina.

Shakira, Jennifer Lopez, Pitbull, Enrique Iglesias. Sono ancora qui con noi. Chi ha incastrato Ricky Martin? Il sex symbol Portoricano, dopo aver dominato in lungo e in largo le classifiche mondiali per tutta la seconda decade dei ’90 e inizio ’00, ha cominciato una lunga escalation al contrario degna di Paolo Brosio. Immagini e video di repertorio ci sono venute in aiuto nel calcolare questo trend:

1995 – 2002

2003 – 2015

Come abbiamo potuto notare dalla gallery, nei primi sette fulgidi anni della sua carriera, Ricky Martin ha visto così tanta figa da fargli venire il capostorno, ma solo nel 2010 si è dichiarato ufficialmente stufo. Nel 2014 infine riappare più che mai deciso a mettere una pietra tombale sulla sua carriera. Quanto a voi, ci sono solo due possibilità che siate interessati ad un album di pop latino: o perché siete latinoamericani, oppure perché sospettate che questo potrebbe rappresentare la colonna sonora delle vostre prossime denunce per molestie sessuali a seguito dei sabati più squallidi. O entrambi, perché no.

I tempi dei tamarrissimi ma carichissimi inizi sono lontani anni luce, ma il trash ci scorre sempre nelle vene, e più di una lacrima è scesa riascoltando la commovente Livin’ La Vida Loca. Eppure Ricky sa ancora riaccendere la scintilla. Parte la prima traccia di A Quien Quiera Escuchar e subito è di nuovo 1998 e le sue fisarmoniche. E siamo tutti su Onda Latina, #daje. Poi un lento sembra smorzarci l’entusiasmo, con una lagna disperata accompagnata da un banjo, strumento che malefico come nessun altro ci ricorda che siamo nel cazzo di 2015 e tutti sono musicisti folk. Ma tu Ricky sei migliore di loro. E infatti sgancia la bomba, Isla Bella, che si apre su un flamenco per poi venire spaccata a metà da ignorantissimi battiti Dance Club Latino, per poi sfumare tra cavalcate di squilli di tromba. E’ una figata giuro. Poi di nuovo Ricky si ricorda di avere quasi 45 anni e ridiventa pesante con un piantarello da stadio ma si rifà subito con Naufrago, una rilassante camminata tra soul e world music, classe. Classe subito spazzata via dalla cafonissima base di La Mordidita, e ci si aprono le spiaggie del Papeete. Non può mancare poi un tango, ma sopratutto non può mancare un lento latino su di una base simil-dubstep! Ricky non ha confini, l’esperimento è riuscito. Segue un’altra lagnaccia da stadio, e chiude con la title track, classicamente pop.

I testi si alternano tra lo sdolcinato e il provocante sulla falsariga delle canzoni, ma purtroppo nella comprensione di essi sono stato fuorviato da un misunderstanding a monte in quanto non sapevo che lo spagnolo “pelo” si traducesse in “capelli”. Ricky Martin, vi piaccia o no, sa il fatto suo, e nell’album ha saputo incastonare alcune sonorità eleganti e ricercate, riuscendo a renderle attuali attraverso azzardate ma spesso riuscite mescolanze con generi più sulla cresta dell’onda. Purtroppo queste rimangono solo a contorno di un album infarcito comunque di mielose ballate alternate a ritmi oltre il limite del tamarro. Perdoname madre por mi vida loca.

Enigmatica la scelta di Fabio Quagliarella come volto per la copertina.

Traccia consigliata: Isla Bella