Il dibattito intorno alla musica di Davide Panizza e compagni è quasi sempre riconducibile a due grosse scuole di pensiero: “Pop X è puro genio”, “Pop X è pura merda”. Provare a recensire Lesbianitj, a questo punto, è proprio come decidersi ad aprire la scatoletta di latta della famosa Merda d’artista di Piero Manzoni. Vale davvero la pena scoperchiarla e distruggere il concetto dell’opera?  Tu però non saresti curioso di capire se in quella scatoletta potrebbe esserci davvero, soltanto della merda? Osannare quest’ultima uscita di Bomba Dischi come l’album dell’anno o catalogarla come la cagata del secolo, allora, non cambierebbe nemmeno una virgola nel nostro modo di recepire l’immaginario di Pop X, anzi non farebbe altro che aumentare in modo esponenziale questa spaccatura già esistente. D’altronde una canzone come Secchio che trova l’apice del suo ritornello in “mi sorridi sei una vacca che fa muu muu” non ha bisogno di nessuna sovrastruttura: o la ami o la odi, incondizionatamente. È proprio questo cortocircuito onnipresente, però, la parte più interessante del discorso.

Pop X ci gioca in continuazione con la merda e con il genio, perché è capace di dare il meglio di sé in entrambi i casi, di creare brani pop micidiali (Mister V e Secchio su tutte) e di andare a pescare nella feccia più profonda del linguaggio, letterario o musicale che sia. “Mi scatti una foto e non capisco il perché, non è che per caso vuoi una parte di me”  è una frase pop di una semplicità disarmante, così come la successiva, “e allora sei frocio mi tradisci così, con gli occhi sfondati mi  fai cenno di sì” trascina la hit à la Tiziano Ferro in uno scenario decisamente più familiare a quello di Bello Figo Gu.

Lesbianitj, in questo senso, è la versione più completa e interessante degli innumerevoli tilt prodotti da Pop X fino a questo momento. C’è la voglia di usare il linguaggio come puro godimento sonoro (Sanatrix, ma anche i versi e reverse presenti in tutto il disco), i richiami alla 8 bit e all’eurodance che lo caratterizzano da sempre e, soprattutto, la necessità di parlare del sesso, mescolare i generi e ridicolizzare alcuni termini. Come Frank Ocean, per esempio, chiama nigger sé stesso e i suoi compagni e costruisce tutto il disco sulla doppia natura di “Blonde/Blond”, Pop X ripete frocio in continuazione e, giustamente, chiama l’album Lesbianitj. In fin dei conti, il nome d’arte che si è scelto rimarca ancora una volta quest’idea: in quanti l’abbiamo chiamato Pop Ics prima di capire che la pronuncia corretta fosse Pop Per?

Se, a questo punto, state ancora provando a convincere il prossimo della genialità o meno del ragazzo, rilassatevi: Pop X è il primo a non prendersi davvero sul serio. Allo stesso tempo, se ascoltando il disco vi scapperà più di un balletto scomposto, non biasimatevi. Piuttosto alzate il volume.

Tracce consigliate: SecchioMister V