Ultimamente ho avuto a che fare più con la luna che con altro, e devo ammettere che sono stato sedotto, nello scegliere il disco, in parte da questo motivo; poi dire Poor Moon, così di primo acchito, può far venire in mente quel pink pink pink, pink moon al quale ci si affeziona da giovani.

Al diavolo tutto, questo disco è bruttino. – inizialmente avevo scritto “fa schifo”, mi sono corretto successivamente per una questione di correttezza editoriale –
Rimanere con un palmo di naso verso le 11 di mattina è una cosa che non consiglio a nessuno, ma in ogni caso vi presenterò quello che Poor Moon ha significato per me.
Ebbene, Poor Moon è il primo full lenght della band, il solito disco degli anni ’60 fatto oggi, a anni di distanza dagli anni ’60 per intenderci, è un disco folk, uno di quelli con le chitarre acustiche con gli accordi maggiori, un piano suonato alla trallallerotrallallà, voci mezze in falsetto coi cori, cori cori tanti cori, e poi la batteria e tutto il resto; ogni tanto spunta anche qualche organetto che fa molto Doors, che se non altro è apprezzabile perché in questo modo abbracciano proprio tutto il decennio del diavolo. E poi ci mettono il riverbero che fa tanta contemporaneità, ma io non ci casco, e no, proprio no.
Me l’ha detto anche mia sorella: -Questo disco non mi piace.-, -Neanche a me.- le ho detto io.
Abbiamo comunque concordato un voto che fa contenti un po’ tutti: il gruppo in primis che così non smette di suonare, il manager, l’assistente del fonico, i fan più sfegatati che ci sono sempre e non abbandoneranno la band per la troppa delusione, e noi che siamo duri ma giusti, lasciamo un punticino che ti fa pensare, che la prossima volta, forse, ci si impegna un po’ di più. Rimandati a settembre. Ecco.