La plurivocità di sensi espressa nell’architettura del terzo full length, All Love’s Legal, di Planningtorock, incanta e vivacizza la critica. Gli interstizi appositamente smagliati lasciano, infatti, trapelare un messaggio e attuale e provocatorio che Janine non si preoccupa di celare o eludere.

Ripartiamo con ordine. In un’intervista rilasciata poco prima dell’uscita del nuovo album, Planningtorok ha dichiarato: “Last summer after touring W, I had a bit of a creative meltdown and wasn’t sure about making music anymore – then I wrote “Patriarchy Over & Out,” and suddenly the goal of the next album became clear”.

Questo è il modo in cui riprende vigore l’ormai superata Janine. Sì, superata; oltre l’annunciato album, infatti, c’è un’ulteriore novità che riguarda il suo nome di nascita: a Janine preferisce ora l’indefinibile e ambiguo Jam. Quest’ultima scelta è motivata e mossa da una dura critica al processo di genderizzazione, come principale causa di discriminazione di genere, sempre più presente e spiccata nel mondo contemporaneo; critica che non rimane tale, ma che diviene criterio stesso del progetto artistico di Jam nella sua totalità e, nello specifico e soprattutto, di All Love’s Legal. C’è dunque stato chi ha parlato di violenza simbolica, nel senso di una violenza “dolce”, e non fisica, esercitata mediante l’imposizione di una certa visione del mondo che arriva sino alla “naturalizzazione” della differenziazione tra i generi; c’è inoltre stato chi ha parlato dei generi come una costruzione sociale, e c’è Jam che canta: “And understand that gender’s just a game”.

Un rinascimento umano e artistico cominciato già quando 10 anni fa Jam, oggi quarantaduenne, lascia Bolton, sua città natale, per trasferirsi a Berlino. Qui, aiutata da un acceso ethos comunitario, esprime appieno il suo potenziale e, paradossalmente, ha modo e occasione, lontana da tutto ciò che è familiare, di sfidarsi nella ricerca estetica riuscendoci dannatamente bene. La teatralità artistica, infatti, accompagnata molto spesso da virtuosismi scenografici, affascina e strega senza mai essere dozzinale, e il terzo full length di Planningtorock è proprio espressione di questo equilibrio armonico.

Il prologo onirico, Welcome, bisbiglia e mormora “fall in love with whoever you want to” rappresentando emblematicamente quanto il brano successivo, All Love’s Legal, esplica. Human Drama dispiega i suoni aprendo in tutta la sua superficie la portata dell’album; gli archi pizzicati e il synth reboante tracciano un’atmosfera downtempo distensiva. Let’s Talk About Gender Baby e Misogyny Drop Dead, gonfi di un groove house, suonano con un basso funky ossessionante e convulso seguito da voci virili che, portate a un’estensione innaturale, lasciano un occhio trasognato. Patriarchy Over & Out, deus ex machina che risolve la drammaticità dell’inibizione, è l’undicesimo e ultimo brano di All Love’s Legal. Mi piace pensare a tale scelta come costruita, al fine di indicare un corso ciclico: un incipit che non muore insieme a una fine che ha il sapore dell’inizio.

Tracce consigliate: Misogyny Drop Dead, Human Drama.