Dalla Russia con amore. I Pinkshinyultrablast, dopo un unico EP pubblicato nel 2009, ritornano con il loro primo album intitolato: Everything Else Matters. Il nome della band è preso, non poco spudoratamente, dal titolo dell’ultimo disco degli Astrobrite, side project di Scott Cortez che formò a metà anni ’90 i Lovesliescrushing. Le influenze con questi due gruppi non sono tantissime anche se rientrano tutti e tre nel calderone shoegaze.

Il disco dura quasi 45 minuti, a parte pochissimi momenti tediosi, fila liscio fino alla conclusione. I pezzi sono molto omogenei ed hanno il denominatore comune nel muro sonoro creato da corpose chitarre fuzzeggianti, riuscendo nell’impresa di coprire molte frequenze sonore e rendere le canzoni calde e avvolgenti. I sintetizzatori vengono utilizzati per la maggior parte dell’album come tappeti, mentre in altre occasioni in maniera più creativa, completano con semplici note ed accordi le canzoni. Si può fare un discorso a parte anche per la chitarra che gioca molto spesso con il reverb creando sonorità prettamente indie/psych (Beach House, Youth Lagoon) sommerse però da quei pedali fuzz, citati in precedenza, che fanno eco a certi lavori dei Ringo Deathstarr e Whirr.
La voce femminile reiterata ricorda, molto spesso, le voci di Elizabeth Fraser dei Cocteau Twins e di Miki Berenyi dei Lush. I due gruppi sono citati anche nelle atmosfere prettamente sognanti e di influenza dark (Cocteau Twins) e nei pezzi più tirati (i primissimi Lush). Citazione che sembra sempre scontata va ai My Bloody Valentine, che fanno capolino su ogni pezzo. Un’altra nota estremamente positiva è il basso, nonostante il genere non permetta estrema creatività, riesce a destreggiarsi in maniera per nulla banale, tra gli stilemi post-punk.

I PSUB riescono a sfornare un album senza eccessive sbavature, riuscendo nell’impresa di inserire elementi post-rock e di musica elettronica. L’unica “pecca” che gli si può attribuire è il ritardo nei tempi: nel 2015 tutta la scena che è stata denominata nugaze è in fase calante e pare non avere più idee innovative per sopravvivere. Il discorso è vecchio come il mondo: se questo disco fosse uscito nel biennio 2012-2013 avremmo potuto parlare di uno dei dischi dell’anno, in perfetto orario per essere fondamentale nella scena, nel 2015 ci aspettiamo un lavoro orientato verso una sperimentazione sonora maggiore. I PSUB sono solo al loro primo disco, sebbene la loro longevità non lo direbbe, e sono sempre in tempo per evolvere il proprio suono e noi saremo qui ad attenderli.

Tracce consigliate: Glitter, Marigold.