Terza prova per i Pacific UV e dal primo disco sono passati dieci anni. DIECI. Eppure ad ascoltare WEEKENDS sembra di sentire una band appena esordita che si districa tra le mode e i riverberi del dream pop, creando pregevoli atmosfere eteree.

I punti cardine di tutto l’album sono l’intro Friday Night Dream e gli interludi Saturday Night Dream e Sunday Night Dream, tre brevi pezzi ambient, struggenti al punto giusto, che suddividono il disco in tre parti e gli danno una parvenza di concept-album.

Dopo i favolosi archi di Friday Night Dream si arriva alla simil-chillwave di Funny Girl, la canzone migliore del disco, che sfuma nel dream pop giocoso di Just For Kix. Poi è il turno di Baby Blue, in cui la chitarra suonata con l’archetto di violino crea un’atmosfera magnetica, che va oltre la mediocrità della parte vocale. I’m Here (But It’s Not Me) prosegue sulla stessa lunghezza d’onda degli interludi ambient creando però un bellissimo pezzo pop. Ballerina era evidentemente un pezzo piuttosto carino rovinatissimo da quel vocoder di merda.

Fine prima parte, Saturday Night Dream (forse il migliore interludio) sfuma in High e gli archi finali ricordano di nuovo i Sigur Rós, ma il resto non c’entra un cazzo; poi c’è Be My Only Shallow Love, che ruba due quinti del titolo e un po’ di chitarra ai My Bloody Valentine per creare un altro pezzo pop figo, sì, ma che di shoegaze non ha nulla. Feels Like I’m Going Home è forse l’episodio più dimenticabile, che conduce a Sunday Night Dream. Il weekend è finito.
Poi c’è un ultima canzone, ma mi piace pensare che non ci sia. Anche perché c’è ancora quel vocoder orrendo.