Si sa, lo sport preferito dalla critica spicciola consiste nel definire “finito” un genere negandone qualsiasi possibile evoluzione. Il punk, in questo caso l’hardcore punk, non è escluso da questo ragionamento; risulta anzi spesso protagonista, usando una metafora gentilmente offertami dal periodo, della solita farsa che prevede l’essere dato per morto, salvo essere poi resuscitato a piacimento e riesplodere nella next big thing di turno. Purtroppo il giochetto può essere utilizzato volontariamente da persone fin troppo furbe, sfruttando un pubblico giovanile non in grado di distinguere i citazionismi dai tributi ai grandi del passato e ridendo e scherzando l’equazione inquietante punk = Blink 182  si fa strada nel largo pubblico.

Una possibile risposta a questa parabola è quella oltranzista degli OFF!, band californiana D.O.C. la cui ragion d’essere sta più che altro nel difendere fino allo stremo l’idea di un hc primitivo non ancora contaminato da influenze esterne. Detto in altre parole, qualsiasi cosa vada oltre il power chord viene vista con sospetto da Keith Morris e soci, senza tener conto della durata dei brani contenuta con una caparbietà militare nel minuto e mezzo tranne nell’esperimento del singolo Hypnotized (con lo zampino di quel simpatico cantasorie noise di David Yow) che osa spingersi oltre i due minuti. La cosa divertente di tutto questo è che sono costretti a fare dei video più lunghi delle canzoni altrimenti sembrerebbero probabilmente delle gif.

Qui le cose che si devono dire le si dicono e in fretta, con quell’urgenza mista a critica sociale mista a nichilismo che ha saputo ispirare intere generazioni. Qualcuno potrebbe obiettare che questi tizi “non sanno suonare”, ma in questo caso vi risponderei alla Celentano con un “NON SEI PUNK (pausa drammatica) SEI LENTO”, o forse vi manderei più semplicemente a fare in culo.

Potrei dirvi che già da Void You Out fanno capolino quei Black Flag (pre-svolta macho impressa da Rollins) che Keith contribuì a fondare e che saranno presenti in tutto l’album, che Over Our Heads ricorda la crudeltà sonora dei Dead Kennedys con quell’incedere minaccioso e l’improvvisa esplosione, o che le strizzate d’occhio ai Circle Jerks (altra creatura di Morris) non mancano, ma passare ognuna di queste silurate al vaglio di un’analisi minuziosa mi sembra quasi fuori luogo, o lento se preferite.

Tutto, qui, dall’estetica oldschool alla grafica di copertina spartana, ha l’obiettivo di riportare i piedi per terra, di riavvolgere il nastro per dire “Calma, ci ricordiamo da dove siamo partiti?”. Certo, non li si può definire una band di per sé innovativa, ma meglio essere primitivi che venduti, no?

Ah dimenticavo, Morris di Wasted Years ne ha ben 58.

Tracce consigliate: Over Our Heads, Hypnotized.