mourn

Chi l’ha detto che per sfondare nel mondo dello showbiz e dell’indie bisogna risiedere necessariamente in un paese anglofono? Questo mantra, ricorrente nell’asfittico panorama musicale nostrano, sembra essere stato smentito dalle Mourn.
La lezione questa volta arriva dalla Catalogna. Jazz Rodriguez Bueno e Carla Perez Vas sono delle adolescenti della periferia di Barcellona, cresciute in un ambiente fecondo di musica: i loro genitori le hanno educate a pane e Patti Smith, passando per Rolling Stones e Ramones, mentre i coetanei tra i banchi di scuola erano più interessati allo ska ed altri artisti locali, prevalentemente hardcore.
E proprio da questi riferimenti musicali le ragazze sviluppano il loro stile: emotivo, rabbioso in un formato diretto e immediato: l’intero album, composto da undici brani, non supera i ventiquattro minuti, compresa la bonus track Boys Are Cunts, il cui titolo rappresenta un po’ il leit motiv che accompagna tutto l’omonimo lavoro.
Sono proprio alcuni (ex?) ragazzi ad ispirare le tematiche delle Mourn, citati negli stessi titoli. Il cantato, in inglese, è forse uno dei pochi tasti dolenti di questo ottimo esordio: come ammettono le stesse ragazze, è stata una scelta più dettata dalle sonorità ricercate che per la familiarità con un idioma a cui non danno del tu.

Registrato in qualche giorno il disco d’esordio, con pochi concerti alle spalle e poco più che maggiorenni, vengono notate dalla Captured Tracks (etichetta di artisti ultranoti come DIIV, Mac DeMarco, The Soft Moon) che li mette sotto contratto, distribuendo il loro album all’inizio di Febbraio.
Analizzando le tracce, è difficile rimanere impassibili di fronte a Otitis, uno dei brani più melodici, dalle atmosfere tipicamente post grunge, con una ritmica che strizza l’occhio ai Nirvana.
La vena mediterranea della band emerge in Dark Issues, a metà tra Litfiba e la già citata Patti Smith. L’opener Your Brain Is Made Of Candy, renderebbe senz’altro orgogliosa Carrie Brownstein, perfetta nella sua semplicità, con contrappunti di chitarra che scandiscono il crescendo furioso del pezzo.
Misery Factory e You Don’t Know Me sono gli episodi più frenetici dell’LP che si conclude con le atmosfere oscure e rarefatte di Silver Gold, nella quale riusciamo a distinguere il grido disperato “Deliver me from heaven”.

Non resta che giudicare le Mourn dal vivo, possibilmente a casa loro, sul palco del Primavera Sound, per capire quanta potenza riescano a generare lontane dagli studi di registrazione, che immagino le dirette interessate ritengano limitanti e angusti.

Tracce consigliate: Otitis, Your Brain is Made Of Candy.