Non che mi si muovesse il collo a girarlo con le mani non ne usciva fuori manco un verso di gesto; un collo morso da due guanciali.
Centralia è uno che parla poco, anche se per far uscire due parole dalla sua bocca ci mette una vita, e poi ti dice che è tutto; è uno di quei dischi che ti abbracciano stretti fin da quando iniziano a girare, e se pensi, anche solo per un momento, di eludere la presa, allora ecco che stringono più forte fino a farti soffocare. O entri con loro in quelle storie da loop inebrianti e sinestetici almeno quanto un tiro di crack o puoi considerarti morto.

Questo è quanto; per il resto non credo che il duo di Brooklyn meriti chissà quale applauso deciso per un disco che in fin dei conti è un’epopea di grandi successi dell’ultimo ventennio, al diamine.
Si va bene, hanno aggiunto dei sinth a un post-rock generalmente suonato con chitarre elettriche e hanno suonato chitarre acustiche al posto delle sopracitate chitarre elettriche, per il resto troviamo dinamiche alle quali siamo abituati da tempo, dai Mogwai agli Explotions in the Sky a quel tipo che si chiama Nils Frahm e a tutti quelli che conoscete voi.
Ciao sono minimalista e faccio musica minimale.
Il disco funziona se lo chiudete in un pomeriggio dimenticandovi di tutto, come se lo ascoltaste il giorno dopo essere nati, allora sì che vi faccio un applauso gradito; e sì, che bel pomeriggio passato sul letto coi suoni metafisici nella testa.
Tanto di cappello se riuscite a dimenticarvi anche solo la prima strofa di Welcome to the Jungle.

Reccomended Track: Circular C