Luna chiara, luna piena, mezza luna. Dagli archi alla terra, la luna cade, lo spazio vive, lo spazio che vivo.
Ammetto di aver immaginato Phil Elverum disteso per terra con la faccia in giù a vedere da vicino questo pianeta che tutti calpestano almeno  un paio di volte durante l’ascolto di questo disco. E credo che lo faccia regolarmente, durante l’organizzazione della sua settimana, giusto per connettersi con l’universo e le sue costellazioni. Troppo naif? Uhm…
Quello che è chiaro, è che “Clear Moon” non è la musica della luna, anzi, ti fa capire che sulla luna proprio non ci puoi andare, non c’è storia, è qui che stiamo.
“Ricordati da dove vieni piccolo Skywalker”, è il titolo della prima traccia.
No, non è vero. La prima traccia si chiama “Through the trees pt. 2” ed è forse una delle più belle tracce dell’album.
Inizia piano, con l’oro in bocca, qualche chitarra, un pianoforte impercettibile, percussioni primitive; E questo è quanto, da lì Elverum ci racconterà una storia sussurrandocela nell’orecchio, muovendo le mani a disegnare personaggi, aggiungendo cose, chitarre, sinth, batterie.
Poi comincerà a cantare una ragazza vestita di blu che si andrà a legare alla voce di Elverum con un doppio nodo da nave che non vi so menzionare perché non sono marinaio e non ho mai fatto quelle cose da giovani marmotte io. Vi assicuro comunque che l’effetto vi piacerà e vi lascerà così, leggeri leggeri. Tra la luna e il terremoto.
Il resto del disco sarebbe poi da ascoltare ad occhi chiusi, girando per casa con le mani avanti. Se siete fuori è affar vostro.
A me questo disco piace.