novita-videoclip-mondo-marcio-nella-bocca-della-tigre-1991152Anno: 2014
Etichetta: Universal

Simile a:
Club Dogo – Penna Capitale
Marracash – King del Rap
Fabri Fibra – Guerra e Pace

Mondo Marcio ha fatto uscire il suo sesto album in studio.
Non cadrò in facili trappole e procederò con molta cautela, suddividendo la seguente recensione in tre parti: ciò che” è apprezzabile”, ciò che “non va” e ciò che “ma che cazzo”.
Iniziamo dalle cose apprezzabili: c’è un tentativo di rinnovamento personale, di fare qualcosa di vagamente diverso dalla solita solfa che ci propina, ormai da diversi anni, buona parte del panorama hip hop italiano. Infatti il rapper milanese per questa sua nuova fatica, ha pensato bene di ideare un concept album basato sulle canzoni di Mina, la Tigre di Cremona (da qui il titolo Nella Bocca della Tigre). Scelta allo stesso tempo coraggiosa ma furba: andare a contaminare alcune canzoni di un mostro sacro come Mina è davvero un arduo compito, ma se non altro, il livello di curiosità si incrementa a dismisura e la cassa di risonanza si amplia come non mai. Da lodare anche la selezione dei pezzi da campionare, che non scade nella banalità di scegliere i brani più famosi, ma è anzi molto ricercata, l’unica traccia in cui si usa una canzone tra le più celebri è Solo Parole, in cui tra l’altro MM dà una stoccata a Fedez e Fibra, con cui sicuramente guadagna un punto. Pure le basi sono buone, la produzione risulta davvero curata.
Ma parliamo del risultato di quest’idea e purtroppo son costretto a inserirlo nelle cose che non vanno: nonostante il disco sia più che ascoltabile, la sensazione è che siano le parti di Mina a renderlo tale, o meglio, offuscano completamente le parti rappate che aggiungono davvero poco al tutto, non riescono quasi mai a incidere e a colpire. Questo è dovuto soprattutto alle liriche, ricoperte di banalità e luoghi comuni tipici del rap italiano, certo qualche sintomo di maturità artistisca a volte si intravede (Fiore Nero), ma non ci siamo comunque: i testi sono colmi del solito autoreferenzialismo manco fossimo al cospetto di Jay-Z o Nas, di qualunquismo dilagante, che sfocia negli attacchi di routine a politica e Chiesa (che sinceramente ormai sono più che stucchevoli) e quando si è a corto di ispirazione si tira nel mezzo la figa a random. Anche tecnicamente Marcio è forse meglio di tanti altri, ma il suo flow rimane comunque nella mediocrità.
E ora le cose ma che cazzo: basta con sto accento americaneggiante yoyo, è davvero pesante e rappresenta forse il suo peggior limite, non siamo in 8 Mile porco mondo, fare il gangsta in Italia è patetico. E altra cosa: in giro ho sentito parlare di innovazione, sperimentazione, dico io, ma abbiamo perso la testa? Non stiamo mica parlando degli Uochi Toki o di Kanye West, è solo un piccolo scostarsi dalla monotonia del rap italiano mainstream.
In definitiva, comunque, era estremamente facile fare qualcosa di ben peggiore, ma il neo dei testi è davvero enorme: personalmente ritengo sia una cosa primaria in un disco hip hop e sinceramente, pur ammettendo, ripeto, la superiorità del Marcio rispetto a una buona fetta di suoi colleghi imbarazzanti ed anche un probabile miglioramento rispetto al proprio passato recente, non ci ho trovato niente di indimenticabile né di interessante, quindi, nel complesso, apprezzo la capacità di vendersi e la volontà di rinnovarsi ed evolversi, ma non apprezzo ciò che ne è venuto fuori.
P.s. ARIDATECE NEFFA E I MESSAGERI DELLA DOPA!

Traccia consigliata: Fiore Nero