Partendo dal presupposto che se casa tua è una tenda e non ascolti un disco nuovo da dieci giorni, qualsiasi onda faccia vibrare il tuo timpano che non sia un terremoto, è una manna dal cielo.

Synthetica dei Metric è tutto sommato un disco onesto, suona esattamente come ti aspetti che suoni: etereo quanto basta per non uscire fuori traccia, sufficientemente lungo da non annoiare e arrangiamenti semplici ma non banali. Synthetica passa con una naturalezza rara, dona tranquillità e ti sorride, è tutto quello di cui hai bisogno. Nonostante gli arrangiamenti non siano da master d’orchestrazione, caratteristica insita del genere, i raddoppi e le armonizzazioni, come si può notare nella doppia voce di Wanderlust, conferiscono quel tiro pop da mixtape estivo, quello che ascolti nella strada per andare al mare. Sempre che tu vada al mare.
Synthetica si descrive nel nome, se i Knife li riconosci, i Metric ti dicono che sono loro a suonare che gli anni ottanta li abbiamo vissuti tutti, anche quelli nati dopo, ma nel duemilaedodici se ci aggiungi un chitarrino non se ne accorge nessuno. Atmosfere spaziali per il disco che avevi voglia di ascoltare, nel momento più strano della tua vita. Un disco che ti ricorda che è tutto qui, tutto finisce, io tornerò a casa un giorno e i Metric suoneranno come hanno sempre fatto. Intanto volo con loro nello spazio, di un synth e una voce ipnotica. Synthetica dovete ascoltarlo.