La notizia sfonda la porta della redazione portando con sé presagi di sventura. Sta per uscire Parole in Circolo, il nuovo album di Marco Mengoni. Con le schiene gelate da brividi di terrore, si mormorano commenti come “chissà chi sarà la pover’anima a cui toccherà ascoltarlo”. I pusillanimi si ritirano, i coraggiosi impugnano la tastiera a mo’ di moschetto, attendendo la decisione dell’ufficiale redattore su chi sarà lo sventurato incaricato della missione.

In un impeto di follia mi decido: sarò io a trasformare le mie orecchie in orecchie da macello, sarò io a saltare la trincea per sfidare il nemico nel campo aperto di Spotify. Schiaccio play e in un balzo sono fuori dalle linee per affrontare Mengoni e il suo esercito, subito mi si staglia di fronte un Guerriero pronto a colpirmi (la paura affina ogni senso, anche quello per i calembour). Un nemico che dopo mesi di ascolto forzato conosco bene, per questo riesco a schivare con destrezza la sua epicità paracula.

Il secondo corpo a corpo è più insidioso, avviene con Esseri Umani che, come canta Mengoni, sono “Esseri umani che hanno coraggio di essere umani” (sic.). Ma l’unico coraggioso qui sono io, quello che prosegue nell’ascolto. Ormai sono in piena terra di nessuno, posso quasi sentire le urla di terrore dei fantasmi dei redattori caduti sotto le note dei Generaloberst Alessandra Amoroso, Marco Carta, Valerio Scanu e di tutti gli altri alti ufficiali del Reich della Merda.

Davanti ho stavolta un avversario Invincibile, che cerca di confondermi urlando “disarmo il freddo perché tu sei con me tu sei con me tu sei con me”. Questa volta il dolore colpisce forte, mi sento barcollare e per la prima volta nella mia testa sento chiara la domanda “perché l’ho fatto?”. Ancora riesco a farmi forza: questi semplici ballatoni infarciti di banalità e parole a caso sono armi che mi dovevo aspettare, non posso cedere proprio ora.

Ma a volte la buona volontà non basta.

Da lontano sento un suono inaspettato e spaventoso, capace di piegare le ginocchia più solide. L’esercito di Mengoni ha schierato l’artiglieria EDM. I colpi di Io Ti Aspetto si schiantano tutti intorno a me, sembrano strappare la carne con il loro incedere da Guetta dei poveri, urlo pietà e il mio grido forse viene sentito: La Neve Che Cade, dopo il brutale attacco, non porta certo sollievo ma almeno interrompe la ferocia insensata che mi ha appena colpito.

Purtroppo quella che spero essere una tregua è solo un sadico intermezzo, e una seconda scarica di beat scrausi e synth stuprati ricomincia a cadere dal cielo non appena parte Ed è Per Questo. Mi nascondo in una buca, continuandomi a ripetere “Non potrà avere successo. Non potrà avere successo” come mantra per evitare di impazzire, ma le armi di Mengoni sono ancora più subdole del previsto: Sei Come Sei è un mefitico pezzo simil r’n’b destinato a spargersi ovunque come gas mostarda, avvelenando programmazioni radio, tv, iPhone, vite di milioni di italiani. Sconvolto dalla terribile premonizione perdo i sensi, con l’ultimo baluginio di coscienza sento intorno a me l’esercito di Mengoni festeggiare, cantando le conclusive Se Io Fossi Te e Mai e Per Sempre.

Mi risveglio a terra, quasi esanime. Quando ogni speranza sembra persa e la mia vista si sta per perdere nell’abbacinante candore della morte ecco che vedo avvicinarsi un’infermiera dall’aspetto cerviforme, che subito mi instilla nelle orecchie due cc di Panda Bear consegnandomi a un’estasi ristoratrice. Mi risveglio nel mio letto, finalmente al sicuro, felice di essere scampato per un pelo a una dura battaglia. Ma dopo un attimo di pace vedo entrare un messo, sul petto porta delle inconfondibili mostrine che recitano “Sony Music”. Il suo annuncio è duro: l’album è solo il primo di un’opera doppia, il cui compimento è atteso entro l’anno. Una seconda, grande guerra si profila all’orizzonte.

Tracce consigliate: Io ti aspetto.