Lymbyc Systym, il gruppo dei giovani fratelli Bell originari dell’Arizona.
Io non sono mai stato in Arizona ma credo che debba essere, per forza di cose, un posto alquanto strano se è capace di inculcare nella testa delle persone del luogo una passione così ricca di feticismo simbolico per la lettera “Y”. Ammetto che ultimamente scegliere la lettera giusta potrebbe significare molto, ma che lo si voglia ammettere o meno, i fratelli Bell scelgono la lettera sbagliata. E pagano l’errore, questo feticismo d’ontogenesi iniziata da poco non può far altro che limitare i due a storpiare le parole, a inserire questa ammiccante “Y” un po’ dappertutto, lasciando aperta la porta a un simbolismo povero e senza senso, che d’altro canto è quello che si possono permettere. Poco importa, non è certo la mancanza di senso che gli rimprovero.
Poco importa davvero, tanto che appena s’inizia ad ascoltare il disco non ce ne frega niente di nulla di niente di tutti questi simbolismi post-romantici di non dichiarato rimando, i ragazzi suonano musica frivola e la musica frivola si ascolta senza farsi troppi problemi.
Il disco parte con una sorta di Baba O’Riley, che in realtà si chiama Prairie School, ma vi giuro, le note sono quasi quelle; ma poco importa ancora, hanno avuto un’idea loro e se la girano come gli piace a loro. Checcifrega? È musica frivola. Ah già dimenticavo, I fratelli sono in due, uno suona le macchinette, i synth, le tastyere, e l’altro la batteria, o così ho capito io, poi vabbè, in giro per il disco si trovano anche chitarre e violini che a dire il vero non so di chi siano. Comunque sia, se prendete una traccia a caso del disco, funziona più o meno così: abbiamo un giro d’accordi semplici semplici, e sopra questo giro d’accordi ci si fanno i ghirigori punto e virgola a volte si va a mettere a volte si va togliendo virgola ma mai più di tanto virgola i ragazzi si muovono in un ambiente che è generalmente conosciuto sotto l’appellativo di minimale punto.
Beh sì, se stai pensando che questo disco avresti potuto farlo tu nella tua bella cameretta con le foto sui muri e gli angoli impolverati, magari andando a riscontare un successo maggiore di critica e pubblico, magari facendoti degli amici nuovi, o magari, chessoio, ispirandoti alle amarezze e alle delusioni della vita moderna, sappi che t’avrei appoggiato, che t’avrei accompagnato alle feste, che mi avresti presentato i tuoi nuovi amici, che avresti condiviso con me amarezze e delusioni, che, purtroppo, non saremmo diventati ricchi lo stesso.