A tre anni di distanza dal suo ultimo album Food & Liquor II: The Great American Rap Album Pt.1 ecco tornare il rapper di Chicago che, a suo tempo, Jay-Z descrisse come una “ventata d’aria fresca” nel mondo dell’hip-hop. Ad essere onesti però, in questa quinta fatica discografica di Lupe Fiasco, di aria fresca ce n’è ben poca! Non che questo sia un album brutto o fatto male ma… nulla di nuovo, tutto qui.
Sicuramente (per fortuna!) non ci troviamo di fronte ad un rap in stile Mtv o fatto con i soliti sample che affollano la maggior parte degli album in circolazione, ma l’impressione che si ha da un primo ascolto è: “ Ok Lupe, ma tutto qui?”. Eh sì, perché forse ci si poteva aspettare di più da lui e perché, in fondo, gli spunti ci sono pure: un po’ di sound della vecchia Chicago, una buona dose di beat fatti con cura, pianoforti con riverberi onnipresenti in pieno stile East-Coast, parti vocali che strizzano l’occhio al soul, bassi prepotenti e persino qualche richiamo al country – come l’intro di chitarra e la fisarmonica di Dots & Line – . Ma, alla fine, tutto sembra rimanere solo un’idea, una bozza di quello che poteva diventare; perché in realtà, le sedici tracce di Tetsuo & Youth vanno un po’ qua e un po’ la senza, però, mai colpirti per davvero.

Parliamoci chiaro per un attimo caro Lupe: il fatto che, per i più, il tuo unico grande successo sia rappresentato da quei 10 secondi utilizzati per la pubblicità dello yogurt – si miei cari, l’intro di violini che da anni accompagna il “Fate l’amore con il sapore” è un suo brano – non ti autorizza a cercare di infilare un quartetto d’archi come quello ovunque!
E invece, provate ad inserire quest’amore ossessivo per gli strumenti d’opera in pezzi riempiti di synth e ritmiche alla Kanye West – come Chopper e Deliver – o brani in stile Ne-Yo solo più lenti – come Adoration of the Magi – e otterrete questo disco. Il risultato? Un meltin’ pot di suoni e stili differenti, una sorta di mixtape radiofonico. Scorrendo le varie tracce dell’album, infatti, sembra di muoversi tra Pharrell Williams, A$ap Rocky e John Legend, passando poi da pattern elettronici e vocoder a improbabili tributi Vivaldiani – vedere per credere i brani strumentali di soli archi Summer, Fall, Winter e Spring – fino ad arrivare al più classico degli R n’B – perlomeno cantato bene da Nikki Jean nei due featuring. Insomma, un lavoro lungo e variegato, ma che sembra non avere un’identità ben precisa. Che poi, in fin dei conti, il tutto è prodotto in maniera seria: i brani sono orecchiabili e mixati discretamente, la metrica e le parti cantate sono ben inserite, ogni suono è comunque curato nei minimi dettagli e tutto l’album suona in maniera dignitosa.
Peccato! Si peccato perché, date le basi, il risultato finale poteva essere davvero più esaltante. Più che un album sembra di ascoltare una compilation che ripercorre gli ultimi 5 anni della scena hip-hop statunitense in tutte le sue salse. Una compilation fatta bene, ma pur sempre una compilation.

Unica nota di rilievo? Se siete stati tra quegli aficionados che hanno pre-ordinato l’album in formato cd, potrete orgogliosamente esporre a casa vostra la stampa che vi arriverà in omaggio con il disco: una riproduzione del capolavoro in acrilico su tela, utilizzato per la cover dell’album, realizzato proprio da Lupe in persona. Che fortunati!

Tracce consigliate: Little Death.