Seriamente, ma che cazzo vi salta in mente. Dico, siamo nel 2014, fatevene una ragione; avete fatto i soldi, siete cresciuti, magari avete che so una bella villetta in California in cui rifugiarvi per godere dell’eterna primavera. Insomma, avete urlato abbastanza, avete già scartavetrato abbondantemente i gioielli di famiglia a tutto il mondo col vostro irresistibile NU-METAL, non pensate sia l’ora di farla finita? A quanto pare no. Anzi, a quanto pare vi è sembrato anche abbastanza giusto incazzarvi ancora di più, per quanto la vostra incazzatura possa essere considerata autentica (quindi per niente). Giuro, i Linkin Park me li ricordo come una di quelle band must-have nel proprio repertorio musicale degli anni a cavallo tra il 2003 e il 2006, anni in cui i RHCP erano considerati un gruppone e le boy-band cedevano lentamente il passo a questo surrogato di musica comprendente non solo i LP ma anche gente del calibro di Limp BizkitSlipknot Nickleback. Dopo questo medioevo musicale però i Linkin Park sono tornati ad essere estremamente utili in quelle feste un po’ squallide in cui il tizio-che-mette-la-musica decide di fare il simpatico e piazzare Numb In The End e allora tutti si sentono di nuovo teenager complessati e nonostante i problemi di schiena già evidenti alla veneranda età di 22 anni si lanciano in poghi ormai sopiti, dimenticando l’imbarazzo per la canzone che sta accomunando il dancefloor.

Beh, ma io pensavo che questi tempi fossero finiti, che dei Linkin Park si potesse parlare come un gruppo di cui abbiamo solo questi ricordi e che non avremmo più dovuto preoccuparci di questi problemi; invece no, ancora una volta Wikipedia mi ha mostrato la verità asserendo “Periodo di attività: 1996-in attività”. E allora ho pensato che questo album valeva la pena di essere ascoltato giusto per farsi una risata tornando ai vecchi tempi, con lo spirito di chi sa non prendersi sul serio. L’album però è veramente terribile, non per loro poverini, ma perché se già ai tempi il genere era considerato da poser, adesso è da poser anacronistici. Insomma, è un po’ come se in una calda giornata estiva, uscendo di casa vedeste un gruppo di ragazzi che indossa polsini e cinture con le borchie, nel 2014: non fa ridere, fa proprio tristezza. Inutile parlare delle varie tracce, merita menzione solo l’iniziale Keys To The Kingdom che col suo intro vi farà venire voglia di schiantare il pc contro la parete più vicina. I restanti 45 minuti sono una roba che proprio io guarda, una roba che, una… una merda cazzo, sono una merda, fanno cagare. A condire il tutto ci sono varie collaborazioni più o meno meh: da Daron Malakian dei System Of A Down (è ancora in circolazione, parrebbe) a Tom Morello (Rage Against The MachineAudioslave) che è già un po’ meglio (lui, non la canzone).

Cosa resta dopo un ascolto di tutto ciò? Una tristezza incredibile, per noi cresciuti a cavallo tra gli anni 90 e gli anni zero, noi a cui il destino ha deciso di dare in dono Linkin Park e Green Day e tutto il resto, che avremmo voluto per loro una degna sepoltura, e invece neanche quella. Mi avete rovinato l’adolescenza, sarete contenti.

Traccia consigliata: UNA VECCHIA