Ho sempre pensato che la città più ad ovest della Gran Bretagna fosse New York, i Leapling vengono da Brooklyn e sanno trattare con i guanti di lattice la psichedelia inglese, dagli anni ’60 agl’ anni ’90, senza lasciare nulla al caso.

A primo acchito il mio pensiero è balzato sui The Boo Radleys del periodo Giant Steps: psichedelia da figli dei fiori, imbastardita da una velina di shoegaze. Ma sarebbe troppo facile racchiudere le influenze in questa sola frase: il basso è il vero padrone della situazione, corposo e ipnotico su linee melodiche post-punk che ricordano da molto vicino i Wire e i più recenti Death Cub For Cutie. Il lato americano del gruppo emerge nelle situazioni più sghembe ricordando i Pavement, seppur vissute in maniera meno viscerale. Son rimasto spiazzato dall’improvviso 3/4 di slintiana memoria in Going Nowhere, e piacevolmente colpito dal duo Silent Stone e Hang Out To Dry, che sono allo stesso tempo orecchiabili e strutturalmente articolate, e che lasciano una piacevole sensazione durante e dopo il loro ascolto. Da contraltare ci sono una esageratamente pomposa Retrograde, con tanto di archi à la Beatles, e lo swing della conclusiva Slip Slidin’ Away.

Siamo di fronte all’opera prima di una band con già molta personalità, capace di mescolare le influenze senza farne emergere una in particolare. Purtroppo le due canzoni sopracitate paiono riempitivi, anche se la cosa che più fa storcere il naso è l’aver chiuso il tutto con lo swing. Dopo quel paio di pezzi bomba. Perché?

Tracce consigliate: Silent Stone, Hang Out To Dry