Come abbiamo già trattato nel nostro Hype N° 211, i Kimono Lights ci hanno deliziato con un sound sognante, intriso di post-rock e shoegaze. Provenienti dalla costa adriatica, precisamente da Ravenna,  realizzano il loro primo Long Play autoprodotto, dopo una serie di ottime canzoni.

Dream più che shoegaze, le chitarre giocano con riverberi e delay invece di saturare i distorsori come i comandamenti dei fissatori di scarpe narrano. Il suono ne esce ovattato e familiare in un incontro amaro ma cercato, la voce si nasconde sotto maree salate e giunge delicata alle orecchie, tra psichedelia e noia; Il punto di riferimento presente in ogni pezzo sono gli Slowdive, in particolar modo quelli degl’ ultimi due lavori: Souvlaki e Pygmalion. Dove tendenzialmente l’orecchio si stanca, cioé a metà disco, i Kimono riescono a farci rizzare le orecchie e trainarci attenti verso la conclusione del disco, Daydream Underground Station, diventano un uno due micidiale: la prima inizia zoppicante e sghemba per poi accelerare e diventare una cavalcata epic-dream della durata di otto(8) minuti, con tanto di assolo progressive (immerso nel tumulto). La seconda ci trasporta in un viaggio mentale mentre ci stiamo facendo la doccia, con il nostro partner che si sta asciugando i capelli col phon, mentre state volando su un Boeing 747 durante un placido temporale. La parte finale del disco, non riesce a reggere la parte precedente, anche se si trova ancora il tempo di ascoltare la bella Aurora.

In definitiva, è un disco con 3-4 bei pezzi e nessuna canzone è veramente minore. La parte ritmica regge bene il tutto e lascia spazio a delle chitarre più semplici ma non meno costruite. Il problema vero è che manca ancora un certa ricerca di sonorità, forse troppo simili ai già citati Slowdive. Sono giovani e alla loro prima vera pubblicazione, c’è spazio per migliorare e il tempo è dalla loro parte.

Tracce Consigliate: Daydream, Aurora.