Stare dietro a Kanye West sta diventando un impegno serio. Prima le produzioni per Daytona, il nuovo lavoro di Pusha T, poi il suo ottavo album ye, inaspettatamente privato e semplice. Ora è arrivato il momento del terzo tassello (sempre nella formula sette tracce per una ventina di minuti d’ascolto) di questa estate indaffarata e ben lungi dall’essere conclusa: KIDS SEE GHOSTS, progetto collaborativo con l’amico (ritrovato) Kid Cudi.
Ciò che colpisce, ancora, è la poliedrica genialità di Kanye. Se, nei suoni, Daytona era più incattivito e ye più intimista, KIDS SEE GHOSTS è tutta una storia a sé, un altro racconto indipendente inserito nella stessa collana. Qui ci sono psichedelia, sporcizia e al contempo melodia, soul e rap sperimentale, R&B e, ovviamente, pop. In cabina di regia c’è il Kanye che tutti amiamo, quello che, con un range di sample che spazia da canzoni degli anni ’30 a Kurt Cobain, crea strumentali ispirate, sempre in perfetto equilibrio tra il tradizionale e il visionario.
La produzione è lo-fi ma lo studio dei pezzi e del lavoro in toto è chiaramente certosino, di sicuro molto più che in ye, come rispecchia anche la copertina affidata all’artista Takashi Murakami; l’impatto sonoro che ne deriva è molto grande. La brevità dell’opera, inoltre, è bilanciata dalla multiformità dei pezzi, il cui scheletro si forma su numerosissime e imprevedibili transizioni che arricchiscono un ascolto variopinto ma facilmente accessibile.
Se la peculiarità delle basi è proprio l’eterogeneità, purtroppo lo stesso non si può dire dei testi. Le liriche di Cudi sono tutte incentrate su una rivalsa spirituale e psicologica, e quelle di Kanye accompagnano, tra un dito medio agli hater e una parola fuori luogo verso qualche donna. Sarebbe stato lecito aspettarsi qualcosa su heartbreak e simili, ma troppe volte il messaggio risulta ridondante, retorico, in perfetto stile da seminario americano sull’autostima e il self-help. Una menzione d’onore, comunque, la merita l’ultima strofa di Ye: questa denuncia il fatto che la violenza tra afroamericani sia generata da una ciclica situazione di ghettizzazione che sembra ormai non lasciare via di scampo; con queste parole, Kanye sembra volersi riavvicinare alla sua comunità di appartenenza, scendendo dalla torre d’avorio e tornando, finalmente, per le strade.
A conti fatti, KIDS SEE GHOSTS è sia la rinascita artistica di Cudi sia (soprattutto) un’altra medaglietta da appuntare sul petto di Kanye, un altro buon motivo per continuare a considerarlo un produttore dall’estro creativo più unico che raro.
Tracce consigliate: Feel The Love, Reborn