Dopo aver ben impressionato con la produzione indipendente Section.80, il rapper califorinano Kendrick Lamar, arriva alla sua prima pubblicazione con una major, sotto la guida del produttore esecutivo Dr. Dre. Come per l’album precedente Lamar si serve di una vera e propria crew di collaboratori, tra i quali spiccano nomi importanti come Pharrell Williams, Janet Jackson e Scoop DeVille alla produzione e le comparse di Drake, Jay Rock e MC Eiht.

Ancora prima di far partire l’album, il primo elemento a colpire è la copertina: una Polaroid di Lamar appena bambino sulle ginocchia dello zio al tavolo con i bad boys del quartiere, con tanto di volto oscurato. Atmosfere che ricordano le scene familiari di film come Menace II Society, di bambini diventati grandi tra criminalità, semi automatiche e malt liquor 40 oz. Crescere a Compton tra gli anni 90 e il 2000 non è semplice, Kendrick lo sa bene, la sua “(My) Angry Adolescence Divided” (M.A.A.D) è un’esperienza di criminalità e angoscia, ma anche buon senso e redenzione, nella parte di un Tré Styles in Boyz n the Hood qualunque. Il concept dell’album è fondato sull’adolescenza di Lamar, lavoro autobiografico farcito di preghiere afroamericane, sermoni conscious rap, skits, colpi di pistola e influenze cinematografiche palesate nel sottotitolo “A Short Film by Kendrick Lamar”.

Nel disco, che rispolvera il gangsta rap della West Coast, vengono esaminati i temi più disparati di una giovinezza passata in periferia, avvolti da un’acuta coscienza di se stessi. Si parte con il recital religioso di Sherane a.k.a Master Splinter’s Daughter, dove Lamar prosegue narrandoci di Sherane, una ragazza conosciuta ad un house party; tema amoroso che verrà ripreso nel ritornello pentecostale “I’m a sinner/who’s probably gonna sin again/lord forgive me” di Bitch, Don’t Kill my Vibe e in Poetic Justice (featuring Drake), dove Lamar parla delle sue prime attrazioni, citando la stessa Sherane. Situazioni inusuali sono affrontate nella (probabile) parodia di Backseat Lifestyle dove afferma “All my life I want money and power/respect my mind or die from lead shower/I pray my dick get big as the Eiffel Tower/So I can fuck the world for 72 hours”, un inno mistificatore a tutte le bassezze del ghetto. In The Art of Peer Pressure Kendrick rivela le debolezze e le cattive influenze che l’hanno segnato nonostante sia un “peacemaker”, per poi ammettere “usually I’m drug free but shit I’m with the homies” passando da uno stato di ebbrezza iniziale ad una confessione da commissariato dopo una “lucky night” . Money Tree (featuring Jay Rock) è uno spezzone di sogni tra gloria e bisogno di danaro, mentre in good kid sfoga la sua rabbia per la gioventù passata a Compton “I don’t mind because one day you’ll respect the good kid, m.a.a.d. city”; il risentimento continua quando racconta le peggiori infamie sulla città californiana in m.a.a.d. city (featuring MC Eiht), per poi ritornarci da “king” sul finale (in Compton). Real, è una dichiarazione d’amore e d’intenti dove dimostra un viscerale attaccamento alla famiglia “realness is responsibility, realness is take care of your motherfucking family, realness is god, nigga”, vista come un rifugio dal degrado e dalla brutalità di strada. Un autentico spaccato della vita e sulle speranze adolescenziali di Lamar si può trovare in Sing About Me, I’m Dying of Thirst, doppio componimento carico di emozioni e sensazioni surreali. Swimming Pool (Drank) è uno dei due singoli dell’LP (riportato qui sotto), insieme a The Recipe, presente solamente nella Deluxe Edition.

good kid, m.A.A.d. city è senza dubbio un lavoro molto sentito per Kendrick Lamar, il quale dopo l’esordio underground aveva voglia di produrre qualcosa di completamente diverso e di mettersi in gioco in prima persona, con la sua storia. La qualità è costantemente su buoni livelli, e il passaggio al “business musicale” tra collaborazioni con personalità “ingombranti” non sembra aver corrotto lo spirito del giovane artista. Un album con il quale ci si può immedesimare da protagonisti nella situazione adolescenziale dei ghetti californiani, evocando climi e circostanze da hood movie.