Dopo aver messo un voto esorbitante avevo bisogno di sfogarmi e metterne uno infimo. Scelgo accuratamente la mia preda: Jessie Ware, grande figa, già voce per SBTRKT, ora gettatasi a capofitto nel pop, quel pop nell’accezione più mainstream possibile del termine, venendo assai hyppata. Pane per i miei denti farinosi, dato che in questo periodo ho deciso che questo tacito accordo di eliminazione dei confini tra indie e mainstream mi sta rompendo i coglioni.

Malgrado io parta con le peggiori intenzioni, la titletrack, nonché primo pezzo di Devotion, mi smentisce subito. Suoni interessantissimi, sentimento, attitudine pop, presenza spirituale. Riverbero. Sono stato incastrato, Devotion è un gran bel pezzone. Pur venendo meno a quell’aura mistica, che fa spazio a un soul pop venato di r’n’b, l’album continua su una linea buona/discreta con Wildest Moments, Running e Still Love Me. Fino a qui è un album carino, con i suoi alti e i suoi bassi, ma con tanta ascoltabilità e una certa predisposizione al farsi apprezzare senza difficoltà (Wildest Moment rende l’idea). Punto di forza torna a spuntare fuori è un’eccellente produzione che sfocia in felicissimi momenti elettronici (Still Love Me).
Poi arriva la parentesi della merda: No To Love, Night Light, Swan Song, Sweet Talk. Che schifo. Night Light e Swan Song sono proprio due canzoncine infime. No To Love si salva con una parte rap di uno a caso (scusate tanto se non ho voglia di aprire Wikipedia) e Sweet Talk trova un po’ di misericordia nel ritornello, ma in generale questa parte centrale di album è un’agonia.
A cambiare ancora una volta le sorti dell’album c’è 110%, probabilmente il pezzo più bello (se la gioca con la title-track), che unisce quel soffice misticismo pop appena accennato con ritmi accelerati e un cantato incalzante. Taking In Water è un mezzo passo indietro, ma l’album trova definitiva salvezza nella chiusura, con la paradisiaca Something Inside.
Globalmente un’album carino, peccato per alcune scelte che lo penalizzano, perché avrebbe potuto diventare un bellissimo esempio di ponte dall’underground verso la scena mainstream e viceversa.