JAKE BUGG
JAKE BUGG – Mercury Records

Jake Bugg è il ragazzo meno figo della scuola: mentre i suoi coetanei si impegnano con tutte le loro forze a cercare di sfornare la hit electro definitiva (824 ascolti su SoundCloud) o a diventare i rapper più rispettati del loro quartiere, lui perde tempo ad ascoltare Jimi Hendrix, Bob Dylan, i Beatles (ma anche gli Oasis) e a scrivere un album completamente fuori moda, fra il country, il folk e l’indie rock.

Jake Bugg è il ragazzo più figo della scuola, perché si può permettere di scrivere un album completamente fuori moda, farlo arrivare al primo posto in classifica, e salvare la guitar music inglese anche in questo 2012, vero e proprio annus horribilis per tutto il genere.

Per farlo realizza un ossimoro, un album “maturo” di un 18enne esordiente, vario ma sempre coerente, che unisce alle influenze sopra citate (il timbro vocale fa pensare veramente a una filiazione illegittima di Bob Dylan) molti altri richiami: si sentono ad esempio sprazzi di Johnny Cash (l’apertura Lighting Bolt), altri di Alex Turner (soprattutto in versione Last Shadow Puppets, come in Two Fingers), fino ad arrivare a delle sonorità da folk americano in stile Iron&Wine (Someone Told Me).

L’impressione finale, quella che rimane nelle orecchie dopo l’ascolto del disco, è di autenticità, di aver appena ascoltato un vinile che avresti potuto ritrovare smarrito e senza custodia nella collezione di tuo papà, di esserti goduto 40 minuti di musica assolutamente non relevant, ma senza tempo, e fatta bene.

In conclusione, Jake Bugg è o non è il ragazzo più figo della scuola? Probabilmente è uno di quelli che, non sembrandoci neanche provare, lo risulta molto di più di chi ci prova disperatamente.

Bravo Jake, come tattica è sempre stata quella che funziona meglio.