I Jagwar Ma hanno trasferito la parte più pazza di Manchester in Australia, Howlin’ ci aveva trasportato in un’eterna estate psichedelica e con questo Every Now And Then non è cambiato poi molto. L’ossessione ipnotica di basso e drumming sono ancora più forti che in passato e la componente che si orientava verso la psichedelia sixties si è fatta da parte, lasciando sempre più spazio a synth e sampler.
Le felici aspettative per questo disco sono scemate durante l’ascolto: nonostante i pezzi siano aggressivi e pomposi, non riescono ad essere totalmente freschi e coinvolgenti. Dopo l’ambientale Falling parte Say What You Feel l’unico pezzo davvero vicino ai lavori dei Beach Boys, una traccia che parte con delle chitarre vibranti per poi esplodere in un ritmo pulsante ed ipnotico che potrebbe durare anche per tutto il disco.
Entriamo, quindi, subito al problema principale: l’eccessiva durata delle canzoni. Loose Ends, figlia degli Happy Mondays, poteva benissimo durare 2 minuti in meno e nessuno si sarebbe lamentato; i 7 min di Give Me A Reason, poi, non hanno bisogno di esistere soprattutto in assenza di un trip degno; mentre le successive Ordinary e Batter Up, ad un primo ascolto, non aiutano a proseguire.
Con l’avvento di OB1 ed i suoi vortici di Stone Roses-iana memoria con un arpeggiatore che non lascia tregua, l’album inizia a prendere bene: dalle contaminazioni techno di Slipping a quelle house della conclusiva Colours Of Spring. Insomma, un misto tra quelle sonorità tanto care agli Animal Collective e band “mad” quali Flowered Up e Inspiral Carpets, con quella vena psichedelica ripresa da Tame Impala e Temples, rimanendo sempre legati a doppio filo ai Primal Screm di Screamdelica; ma questa non era di certo una novità.
Every Now And Then è una bella macchina a diesel: tanto bella quanto lenta ad ingranare, quando il turbo arriva, è già il momento di scendere.
Tracce consigliate: OB1