Jack White è un figo.
Questa è l’oggettività dei fatti, vera perchè pur diventando un grosso nome mischiando punk/blues/garage/oldies, è riuscito a mantenere sempre un certo standard di coerenza al suo linguaggio.
In Blunderbluss riesce a tessere un ordito solido, a tratti groovy, a tratti molto raffinato e diritto, ovviamente pesantemente ancorato alla tradizione whitestripesiana. Talvolta lanciandosi un po’ troppo avventatamente, verso gli albori della propria carriera, ma è un peccato veniale e ben accetto.
Da un musicista di così chiaro talento ci si aspettano solo produzioni di una certa levatura e il disco rispetta le aspettative.
Suona esattamente come deve suonare, dall’immediatezza 70’s di Sixteen Saltines alla più raffinata title-track.
Hypocritical Kiss e I Guess I Should Go to Sleep sono i due pezzi più convincenti, nei quali Jack White ti dice davvero cosa voglia dire Blunderbluss: Meg ti voglio bene e tutto quanto, ma da solo mi diverto davvero da far schifo.
Nel complesso il disco è estremamente fluido.
Suoni limpidissimi, linguaggio chiaro, con ricche e colte citazioni: dal blues del delta al country di Nashville (notevoli gli arrangiamenti della lap-steel), dall’hard-rock 70’s al revival garage.
Non è la rivelazione, né certamente un capolavoro.
È una brillante conferma.
Consigliatissimo.