Uno degli album rarissimi che ti fa pensare: c’è speranza.
Speri pure un pochino di più essendo un debuttissimo fresco fresco.
Questo trio californiano, composto da tre poli-strumentisti, mette in tavola un piatto ricchissimo, con ripetute citazioni alla gloriosa Elephant 6, adagiandosi comodamente sul divano New Weird America.
Cartography è uno spettro delle complessive potenzialità espressive del gruppo: in 4 tracce cambiano costantemente linguaggio attenendosi unicamente a continuità timbriche lo-fi che caratterizzano il lavoro.
Fra melodie pop, melodie oliviatremorcontrolliane (No Design, apertura molto intelligente), arpeggi sporchi e una batteria clinica i 13 minuti scappano via con una velocità tremenda.
Pure con tanta malinconia nella bellissima Themes of Action, con un intro tra Elliot Smith e i Major Organ and the Adding Machine (quando mai si è sentita una cosa così?!).
Pure con semplice malinconia in Light up the Sky, con un saggio synth centrale ampio che fa respirare il pezzo e che scioglie un pò tanto.
Quel che più è interessante è la maturità delle scelte timbriche e della costruzione del discorso: incredibilmente spaziosi, con un discreto tiro, uberbellissimi suoni e synth spaziosi e intelligenti come piacciono a me.
Aspetto con trepidazione l’ellepì che mi scalderà il cuore nell’inverno 2k13.

Qua trovate l’ep in frì dàunlod, con la possibilità di comprarlo (FATELO!).