Helen è il side project di Liz Harris, in arte Grouper, accompagnata in questa avventura da Jed Bindeman (Eternal Tapestry) e Scott Simmons (Eat Skull). Il punto di partenza di questo The Original Faces non può che essere l’avvolgente e accogliente ambient-drone di Grouper, e poi distese elettriche a coprire la tipica voce riverberata della Harris, una sezione ritmica energetica e un basso sotto le righe. Dopo un primo ascolto (distratto) vengono in mente collegamenti con i soliti noti dello shoegaze: My Bloody Valentine e Slowdive. Il disco rischia di diventare una continua auto-citazione e a nulla vale quella aggiunta psichedelica e dream-pop che ha contraddistinto band contemporanee come Echo Lake e Tamaryn.
Così se Felt This Way e Violet sembrano b-side di The Man Who Dies In His Boat, Motorcycle e Allison mantengono un’anima shoegaze pur spostandosi prepotentemente verso delle cadenze indie-pop. Ed è in questo momento che si coglie il vero spirito del lavoro: è giusto parlare di background “shoegaze inglese”, nelle sue più variate sfumature, ma le più giuste fonti d’ispirazione sono gli americani: Medicine, Swirlies e Lilys (tutti passati per Slumberland Records), come si palesa nella muraglia sonora di Dying All The Time. Nota di merito: in tutto il disco pervade un’aria più scanzonata riconducibile a band twee e shambling pop quali Tiger TrapPastels e Shop Assistants (Covered In Shade, Right Outside, City Breathing).

The Original Faces non aggiunge niente allo shoegaze né al dream-pop, così come alla carriera della Harris. L’apporto degli altri componenti del gruppo è molto forte e crea un’aria nostalgica ma dolce, mentre i pezzi più vicini alle sonorità di Grouper risultano i più stanchi e stantii. Si può dunque parlare di un discreto lavoro che riesce ad aggiungere in maniera azzeccata una vena di twee e noise pop, probabilmente uno dei pochi revival ancora da compiere.

Tracce consigliate: Dying All The Time