Harper Simon è uno di New York che ha una band.

Harper Simon è uno che il suo secondo album da solista lo chiama Division Street.
Harper Simon non si sbilancia troppo nello scegliere gli aggettivi che definiscono la sua musica: vintage, folk, rock, pop.
Chi lo ascolta non si sbilancia troppo nel dire che la sua musica è orecchiabile.

Division Street è un album in quattro e tutto in battere.
Inizia con le chitarre distorte, la batteria che scandisce i quarti, l’aria di chiuso in bocca, e mr. Harper Simon che canta in una stanza vuota col volume basso. Parte male a mio avviso, i suoi pezzi suonati forte non sono altro che rivisitazioni punk di ballate vintage, come le chiama lui.
E già, non sembra ma c’è un sacco di punk sotto.
Ma nonostante tutto il disco va avanti nel suo fagotto di ritornelli orecchiabili e vagamente prevedibili; lo si comincia a godere un po’ meglio a metà strada, quando i toni si attempano un poco lasciando spazio a chitarre acustiche e archi e a melodie uguali a prima ma suonate piano che suonano meglio.
La voce qui si fa un pelo più presente ma sempre ingabbiata in quella fitta coltre di riverberi e suoni dilatati tipici della stanza di prima che proprio forse non ce n’era bisogno.
A un certo punto di quella stanza comincia a dar fastidio la puzza di fumo.
Magari vi piace, magari no.
Con afeto.

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