I Girls Names hanno chiamato il loro secondo album The New Life, e di Nuova Vita davvero si tratta, in primis perché il prodotto risulta per molti aspetti diverso dal loro Dead To Me del 2011, in secondo luogo perché un album del genere porterà il quartetto di Belfast – giustamente – in auge in quel che è il sempre più vasto territorio wave.
Dimenticate il noise-pop dell’esordio, le attitudini surf e garage, fate finta di non ricordare le chitarre danzerecce dai riff ossessivi ed estivi, eliminate dalla memoria le “canzoncine” che si risolvono nel giro di nemmeno tre minuti.
Ma procediamo con calma.

L’intro formata dalla coppia Portrait/Pittura Infamante non poteva essere un miglior biglietto da visita , un’avvisaglia di ciò che accadrà nelle tracce seguenti: la prima delinea, con il solo organo, le atmosfere cupe su cui si districheranno i pezzi successivi; nella seconda un basso corposo strizza l’occhio al post-punk, una chitarra jinglejangle accompagna dal canale pulito le strofe slanciandosi temeraria e distorta in piccoli assoli o in accordi resi sghembi dalla barra dal tremolo; tutt’intorno sono synth e Cathal Cully che servendosi del suo baritono – alle volte non propriamente collaudato e su alcune note stentato – canta, spaziando dal sacrale al malinconico, dal tedio alla mestizia.
Non c’è neanche il tempo di sorprendersi che partono due delle migliori tracce del disco.
Drawing Lines inizia con una sola identica nota di basso ripetuta per quasi un minuto, contornata da synth filtratissimi e volutamente sibilanti e una batteria ossessiva; a 56 secondi c’è il cambio e subentra la chitarra, vera protagonista, che si esibisce nei di cui sopra jinglejangle e negli accordi stuprati dal tremolo, ma che ti spezza le gambe con gli intermezzi tra una strofa e l’altra per poi darti il colpo di grazia con l’instabile schizofrenia degli ultimi 90 battiti d’orologio.
Il delay di Hypnotic Regression, tanto nelle sei corde quanto nelle linee vocali, sommerge, e il basso serrato non vuol lasciar respirare, è tutta un’atmosfera parallela in cui gli interludi di chitarra tessono indisturbati i loro orditi ingabbiandoti inerme a suon di chorus e riverbero.
Occultations allenta la presa con una deriva meditativa e dilatata molto Horrorsiana in cui a far da padrone sono le tastiere; Second Skin è tutta un cambio di velocità con arpeggi che più The Cure non si può, spezzati poi da un riff imperioso manco fosse un tuono.
Si scivola poi piacevolmente sulle altre tracce, veloci veloci su quei meccanismi già descritti e consolidati che tanto vi ammalieranno, per arrivare alla conclusiva titletrack che vi intratterrà per ulteriori 7 minuti e mezzo, spazzando via a suon di feedback ogni dubbio riguardo la validità di questa band e di questo album – se mai ne aveste ancora.

Ad ascolto terminato risulta evidente come nel calderone siano stati buttati elementi vincenti in partenza: The Cure e Bauhaus, Echo And The Bunnymen e Joy Division, sino ai moderni The Horrors e TOY. Una mossa apparentemente semplicistica ma al contempo rischiosa: sarebbe stato facile infatti mischiare il tutto in maniera eterogenea e meccanica, lasciando gli elementi ancora stratificati e scadendo così nell’anonimato. Qui  però la wave si amalgama al post-punk egregiamente e si tinge di elementi psych, le chitarre si innamorano dei tappeti di synth, il basso e la batteria convolano a nozze freneticamente mentre la voce si miscela alle strumentali senza primeggiare.
Ne scaturisce un disco personale, curato nei suoni, che spicca tra gli altri – del genere e non, godibile tanto da meritare numerosi ascolti anche nei mesi che verranno.
La potenza esplosiva di The New Life è davvero sorprendente, ma è ancor più grande se analizzata con lungimiranza in ottica futura, perché qui i Girls Names hanno dimostrato di avere del potenziale. Ma fondamentalmente di quello, noi, non ce ne facciamo nulla, del futuro non ci frega, quindi ascoltiamo tutti insieme questo album e godiamoci quello che si è dimostrato uno dei migliori progetti del presente.

Reccomended Tracks: Drawing Lines, Hypnotic Regression