white orchidEtichetta: GAEA
Anno: 2013

Simile a:
The Cure – Three Imaginary Boys
Savages – Silence Yourself
The Pains Of Being Pure At Heart – The Pains Of Being Pure At Heart

Si, sappiamo che stiamo parlando di un disco uscito da diversi mesi. Da quasi 4 mesi, per l’esattezza. Però è estate, il periodo giusto per recuperare i compiti lasciati indietro e rimediare alle proprie mancanze (non c’è nulla di più lontano dalla vita reale del contenuto di questa frase, ma facciamo finta che sia così). Soprattutto quando a non essere stato finora considerato è un disco come questo, seconda prova dei French Films dopo Imaginary Future del 2011. White Orchid è un disco se vogliamo piccolo, dato che i French Films sono lontani dalle scene che contano e dai nomi più celebrati dell’anno, ma che potrebbe senza problemi finire nelle classifichine di fine anno di qualche appassionato di post punk in giro per il mondo. Ok, forse se nominiamo questa parola, il primo nome che viene in mente nel 2013 è quello delle Savages, ma mentre queste ultime hanno approcciato il genere dal suo lato più serioso, una seriosità di cui hanno quasi fatto la loro bandiera, i French Films al contrario non si fanno problemi a risultare più leggeri, ed anche più estivi, avvicinandosi ad esempio allo stile che contraddistingueva l’album di esordio dei The Drums, quelli di Let’s Go Surfing. Ma i French Films non si limitano a emulare exploit di gruppetti recenti, e il loro disco è pieno di richiami ai padri nobili del genere, (uno su tutti, ai Cure di Boys Don’t Cry), alternati a derive più dream pop che li avvicinano di più a gruppi come i Pains Of Being Pure At Heart.

Quello che stupisce è la facilità che ha il gruppo a costruire melodie accattivanti, di quelle che entrano in testa subito e che fossero uscite dalle chitarre di un gruppo con più visibilità si sarebbero trasformate in pezzi potenzialmente di successo: White Orchid, Special Shades, All The Time You Got, Latter Days, Juveniles, 99 hanno tutte questa caratteristica, e stiamo parlando di 6 canzoni sulle 10 totali dell’album, senza oltretutto che le altre 4 abbassino di molto il livello seppure possano risultare meno immediate.

Ci si può chiedere quindi perché questo grande (o anche piccolo) successo i French Films non l’abbiano ancora avuto, e volendo cercare una ragione, seppur non esaustiva, la si potrebbe trovare nel paese d’origine, la Finlandia, luogo di sicuro non particolarmente inserito nei circuiti musicali mondiali. Basti pensare che in questo ramo le più grandi esportazioni degli ultimi anni o anche decenni sono state gli Him, i Rasmus, i fenomeni dell’Eurovision Lordi, e tutta la scena epic-nerd metal che va dai Sonata Arctica, agli Apocalyptica, agli Stratovarius: roba che poi uno capisce perché in quel paese hanno uno dei tassi di suicidio più alti al mondo.

Quindi si può dire che, oltre ad aver fatto un bel disco, di un altro piccolo risultato i French Films possono andare orgogliosi: essere riusciti a risollevare, di fronte alle persone dotate di un udito funzionante, l’immagine della loro patria natia. Jyrki Katainen, presto, prepari 5 medaglie al valor civile. Non saranno dischi d’oro ma almeno è un inizio.

Reccomended Tracks: White Orchid, Latter Days.

7.0/10