Fort Romeau - InsidesEtichetta: Ghostly International
Anno: 2015

Simile a:
Dj Metatron – You’ll Be The King Of The Stars
David August – Times
Matthew Dear – Beams

L’abilità di uno scultore sta nel saper trarre il massimo da tutto ciò che gli si pone davanti: impiegare i vari elementi che tutti usano rielaborandoli attraverso il genio e la creatività che ha la fortuna di possedere. Attraverso queste modalità l’artista fornisce il suo lascito ad un mondo in cui è sempre più difficile risultare originali (perché l’esperienza passata copre un sempre più vasto numero di sentieri percorribili). Riuscire nell’intento di dare una propria impronta a tutto quello che si produce è di fondamentale importanza non solo per noi e il nostro benessere mentale ma anche per quello altrui.

La similitudine fra scultore e musicista calza a pennello perché entrambe queste due forme di arte hanno alle spalle un passato ultra centenario di uomini che esercitandole ne hanno esplorato molte sfaccettature, sul musicista moderno grava però una spada di Damocle perennemente inflitta da molti fattori, il principale dei quali è sicuramente l’avvento di internet, che ha dato la possibilità a tutti di potersi inserire nella battaglia all’innovazione continua.

Il trucco è rielaborare e farlo bene e ci si riesce come già detto con il talento individuale che nonostante tutto riesce a fare ancora la differenza. Ricapitolando, l’abilità e la creatività sono dei doni rari e per vederlo basta osservare la qualità non sempre eccelsa dei lavori in circolazione al giorno d’oggi.

In questo contesto possiamo iniziare a parlare di Insides, l’ultimo lavoro del musicista inglese Mike Greene conosciuto ai più con il suo pseudonimo Fort Romeau. Le passate esperienze dell’artista britannico lo avevano affermato come una delle più promettenti realtà del panorama house ed elettronico londinese, frutto di una saggio utilizzo e miscela tra i vocal (parte centrale della struttura) e la musica costruita ad hoc intorno ad essi. E’ in questa maniera che erano sorti gli antecedenti Kingdoms e l’ultimo Ep Stay True. In Insides si ribalta questo organigramma gettando le basi per un futuro molto interessante e ad ampio spettro. Punto capitale diventa la musica, con il synth che la fa da padrone in ogni singolo pezzo, addirittura con tracce costruite utilizzando esclusivamente questo strumento (IKB).  I vocal vengono rilegati in un angolino e anzi le poche volte che vengono estratti dal cilindro (Not a Word) il risultato stona rispetto al contesto. Ma è solo una leggera deviazione dal sentiero chiaro e limpido che questo album porta in seno. L’artista d’oltremanica ha fatto sue le lezioni degli ultimi 30 anni di musica e sa riadattarle alla suo cammino in modo che esse sembrino totalmente inserite nel proprio contesto e background musicale. Ecco allora che accanto alla patina tipicamente Chicago House che si respira come atmosfera generale troviamo diverse altre sfaccettature come ad esempio la new wave e la dimensione anni 80 (non a caso il primo pezzo New Wave ricorda i New Order ed è un omaggio a quegli anni).

Il grande pregio di Insides è il saper passare da un genere all’altro senza che l’ascolto ne risenta in alcun modo e anzi più il disco scorre più si rimane sedotti dai suoni ricercati e raggiunti dal musicista londinese. La poliedricità dei generi coinvolti permette di accelerare o rallentare il ritmo con grande naturalezza. Si passa dalle successioni dance delle splendide All I Want e Insides alla cadenza tranquilla e serafica delle ultime Lately e Cloche che riprendono molti suoni ambient e chiudono in maniera rilassante e fulgente un lavoro che in definitiva porta l’operato di Fort Romeau su un piano diverso alle precedenti produzioni. Un livello sensibilmente superiore e che lascia spazio a una discreta gamma di opzioni per il progresso dell’artista inglese. Finché dura questa creatività il futuro sembra assicurato. Per lui e per tutti i suoi ascoltatori.

Tracce consigliate: Lately, Cloche