I Forget Cassettes sono un’instabile formazione di Nashville, Tennesee dedita ad un synthpop dal sapore vagamente albionico. Sono bravini, attivi da una decina d’anni e di lavori in studio ne hanno già pubblicati due, anche se purtroppo non hanno mai catturato l’attenzione del pubblico europeo per supposte ragioni essenzialmente geopolitiche, oltre che, ovviamente, estetiche: la buona Beth Cameron, fondatrice nonché unico membro stabile della formazione, anziché sembrare la sorellina pulita di PJ Harvey (come probabilmente lei vorrebbe) sembra un avventrice tipo del Bob’s Country Bunker (sì, quello dove i Blues Brothers suonano per tutta la sera il tema di Rawhide) -e ovviamente essere di Nashville anziché di Camden gioca un ruolo fondamentale. I suo compari invece sono i tipici che alle fiere cadono dal toro meccanico, e che al liceo le prendevano sempre dai quarterback  biondi alti belli e pieni di denti stupendi.

Nonostante vengano proprio dalla Mecca della country music, la città dei mandolini bluegrass e di Doc Watson, suonano un indie/noise dalle tinte cupe e sintetiche, e neanche troppo male.

O Cursa, come già detto, è il loro trezo lavoro in studio: già dall’opening Catecholamines possiamo notare un certo gusto per la scelta dei suoni e gli arrangiamenti che nulla ha a che vedere con i Good Ole Boys e quel tipo di musicista. Forse un po’ prolissa, ma anche sicuramente interessante, la prima traccia ci fa venir voglia di saperne di più. La seconda traccia Sometimes You’re the Bad Guy, nonostante il titolo che puzza di standard bluegrass, è una valida cover di un brano a caso di To Bring You My Love della già citata PJ Harvey; ben gestita ed interpretata, anche se certamente non particolarmente fulgida o originale. Il brano seguente Double Life, che si apre con una plumbea atmosfera sintetica, è una valida (anche se a tratti un po’ prolissa) ballata: da notare i magistrali arrangiamenti e l’ottima e oculata gestione delle linee melodiche, che vanno spesso a creare interessanti intrecci capaci di rendere il pezzo meno pensate e banale. Poi c’è Lady Lazarus, singolo del disco: ancora una volta un pezzo che, senza essere eclatante o spiccare per originalità o perizia, si fa ascoltare più che volentieri, presentando linee melodiche abbastanza ispirate, ottimi arrangiamenti e dinamiche. Dopo Scripture e Tearin’up a House, due brani simpatici e molto in linea con il resto del lavoro, arrivano Catie, Age 10, Catie, Age 20 e –30, tre brani che, evidentemente legati da un concept, costituiscono una sorta di unità indipendente all’interno del disco: il primo è un vero e proprio intro, e con delicatezza ci introduce la deviazione di percorso che l’album sta per prendere. L’episodio successivo è ancora una volta un brano molto debitrice alle atmosfere di PJ Harvey: batteria pesante e molto effettata, chitarre, distorsioni e synth creano un’atmosfera cupa e rumorosa sulla quale si inserisce la voce molto recitativa della nostra cara Beth. Nonostante l’esplicita vicinanza ai lavori della Harvey, questo O Cursa (particolarmente nei tre brani facenti parte della mini suite Catie, Age blablabla) non pende, come consuetamente accade nei lavori dell’artista albionica, dall’esclusiva parte dell’interpretazione vocale, ma presta anche una singolare e gradevolissima attenzione alle dinamiche dei brani ed agli arrangiamenti in generale. Dopo la bella Dna che ci offre dei bellissimi suoni di chitarra e la poco significativa The Bunker, arriva la closing track All of Creation: una dolce ballata per pianoforte e voce (come al solito i vocalismi sono curatissimi), che, rinunciando all’impatto, fa finire l’album con i puntini di sospensione.

Che dire. Questo disco è in generale un buon lavoro. Certo se fossero gli anni novanta, e voi foste di Londra anziché venire da un posto dove la critica è essenzialmente equestre o folk, voi Forget Cassettes varreste il doppio. E’però inoppugnabile che questo O Cursa sia un buon lavoro, non originale né particolarmente attuale, tuttavia abbastanza ispirato e sicuramente sviluppato al meglio delle sue possibilità di arrangiamento.
Bene cara Beth, mamma Polly Jean è contenta.

Tracce consigliate: Lady Lazarus

6.8/10