“Tu non sei esattamente il tipo di persona che ci si aspetterebbe di vedere in un posto come questo a quest’ora del mattino.”

Questo è l’incipit di Le mille luci di New York, il romanzo di Jay McInerney che hai amato. Queste sue prime battute ti tornano in mente ogni mattina, ogni volta che metti piede in ufficio, sulla tua scrivania, sul tuo computer sempre troppo lento, incapace di sorreggere la mole di lavoro che il tuo capo ti richiede quotidianamente, senza che connetta le parole alle cose. Cerchi di scacciarli sempre via pensieri del genere; cerchi di non pensare al perché e al come alla soglia dei trentacinque anni tu ti sia ridotto così, a trascorrere la maggior parte delle ore della tua vita in un luogo così. Sai che tanti, come te, ogni giorno si fanno questa domanda, ma non ti conforta.

Questa mattina però non riesci a non pensarci. Questa mattina è diversa. Ti guardi allo specchio. Ti concentri sulla fronte che ai lati sta diventando sempre più alta: stempiature. Stempiature: tu che avevi i capelli che ti arrivavano fino all’osso sacro tutti arruffati, gonfi quando fuori faceva umido. Quei capelli che, se non facevi attenzione, ti cadevano sulle corde della chitarra, magari proprio mentre stavi per finire senza errori per la prima volta tutto l’intro di Stairway To Heaven. Cosa resta ora? Poni lo sguardo sul comodino, resta un bracciale di cuoio e qualche anello di bassa lega. Li metti, osservi il polso, apri e chiudi la mano come se dovessi riacquisirne la sensibilità dopo che l’hai persa.

Pensi che la tua macchina ormai al mattino proceda da sola. Il tragitto casa-lavoro potrebbe farlo da sola mentre tu tranquillamente dormi; sorridi tra te e te, “un giorno ci proverò”, ti dici. Su Virgin Radio stanno raccontando qualche storia sui Doors. Fuori sui marciapiedi qualche vecchio in flanella porta il cane al guinzaglio. Il cielo è grigio, ma c’è tanto vento, potrebbe non piovere. La storia sui Doors è finita e ora lo speaker sta mandando il singolo di lancio di un nuovo album appena uscito. L’avevi capito che era una giornata particolare.

Tu lo sapevi.

È il 2007, hai 16 anni scarsi, la tua cameretta puzza di piedi e le tue magliette nere scolorite, che hanno loghi ormai erosi dei tuoi gruppi preferiti, di sudore. La notte metti in carica il download su eMule e la mattina la prima cosa che fai è controllare a che punto sia la barra del caricamento. Volevi scaricare anche dei film appena usciti in sala, ma in cuor tuo speri siano porno mimetizzati sotto quei titoli; dovrai aspettare, perché il caricamento è poco oltre la metà. Le canzoni, invece, sono tutte pronte, è bastata una notte. Scarti il cd vergine, lo metti nel masterizzatore e apri Nero Burning ROM: se tutto va come hai previsto, possono entrarci 20 canzoni. Ma come spesso capitava, no, risposta negativa: la memoria del cd-rom poteva essere sverginata al massimo con 17 canzoni. Decidi di sacrificare Smoke On The Water, With Or Without You e – molto a malincuore – Baba O’ Riley. Alla fine del processo, il cassettino del lettore cd si apre in automatico. Scrivi sulla faccia color madreperla del disco, col pennarello indelebile nero, ROCK.

Nonostante il vento, comincia a piovere. Ti ritrovi nel parcheggio senza che tu ti sia reso minimante conto di dove fossi. Allora sì, hai avuto la conferma: la tua macchina può guidarsi da sola fino in ufficio anche se tu con la mente sei altrove. La canzone è finita e lo speaker di Virgin Radio è eccitatissimo per questo estratto di Medicine At Midnight, il nuovo album dei Foo Fighters. E tu sei contento che ti abbia provocato questa epifania.

Chiami subito tuo zio, titolare di un negozio di dischi, per farti mettere da parte il vinile, “lo passo a prendere stasera”, gli dici.

Non vedi l’ora di farlo girare sul piatto e immortalare il momento caricando una foto sul gruppo Facebook “Il rock è la mia vita“.

E ricevere un po’ di like.

Conforto.