FFS

Premessa d’obbligo, non sono mai mai stato un fan né dei Franz Ferdinand né degli Sparks. Agli scozzesi riconosco un indubbio merito, l’aver saputo coniugare il pop più danzereccio con le sonorità della new wave, riuscendo al contempo a sfornare un album di successo come l’omonimo esordio, ormai datato 2004. Da lì in poi, la loro qualità è andata declinando, fino a giungere al prescindibile Right Toughts, Right Words, Right Action. Per quanto concerne i fratelli Mael, i motivi sono più legati all’anagrafe che al loro poco ortodosso art-pop che stringe l’occhio al glam anni ’70. I prodromi dell’insolita collaborazione tra Franz Ferdinand e Sparks, sono legati al 2004, anno nel quale le due band si incontrarono fugacemente in un coffee shop nei pressi di Hollywood. Di li a poco nacque il brano Piss Off, ma i tempi non erano ancora maturi per un album, tanto più che Kapranos e soci erano all’apice del loro riscontro commerciale. Il discorso si riapre due anni fa, quando il leader dei Franz Ferdinand, si ritrova dolorante a causa di un fastidiosissimo mal di denti in Uruguay, nel bel mezzo di un tour in Sud America. Pare che il miglior dentista del mondo risieda a San Francisco e che Huey Lewis, sia un cliente affezionato. E proprio a causa di vicende ortodontiche, il caso vuole che i fratelli Mael incontrino di nuovo Kapranos, il quale racconta:Abbiamo cercato di evitare che si trapelassero troppe notizie di questa collaborazione, almeno non prima che avessimo tra le mani un numero concreto di canzoni pronte. Non volevamo alimentare le aspettative del pubblico, ne tantomeno creare hype, anzi eviterei di parlare degli FFS come di un supergruppo, in realtà sono due band al completo che si riuniscono, per un nuovo progetto”.

Quindi l’intenzione è quella di dar vita a un sodalizio duraturo, che non si limiti ad un solo lavoro e al conseguente tour. Ma come suonano effettivamente gli FFS (il cui acronimo sta ovviamente per Franz Ferdinand & Sparks, ma anche maliziosamente per For Fuck’s Sake)? Come una mera sommatoria tra l’incontro di due gruppi o come qualcosa di veramente nuovo? A giudicare dai primi ascolti, sembra più un album del duetto californiano che un lavoro dei Franz Ferdinand, del resto come conferma il Kapranos: “Siamo stati ispirati moltissimo dagli Sparks. Durante le primissime prove abbiamo provato a fare qualche loro cover con risultati modesti. La gente dice che non dovresti mai incontrare i tuoi eroi, ma è un nonsense. E’ stato grande conoscerli”. L’ironia e il sarcasmo sono le parole chiave di FFS, il cui logo gareggia in bruttezza con quello dell’EXPO di Milano. In Johnny Delusional e Call Girl, vi è un buon compromesso tra il synth pop degli Sparks e l’energia degli scozzesi, le tracce scorrono senza sussulti, con melodie orecchiabili che però difficilmente lasciano il segno. Diverso è il discorso per il delirio pop-nipponico So Desu Ne e per Piss Off, nella quale si fatica a scorgere l’apporto artistico dei Franz Ferdinand. E se Save Me From Myself, ricalca quanto già fatto dai Queen e appare come uno dei brani più derivativi, non si può dire lo stesso di Police Encounters, dove finalmente si nota lo sforzo del sestetto di collidere nella stessa direzione artistica, seppur con risultati alterni. L’acme del barocco e dell’estro glam si raggiunge nella sarcastica ma non troppo Collaborations Don’t Work, una delle prime canzoni composte dalla neonata formazione, che appare profetica se non altro nel testo Collaborations don’t work , I’m gonna do it all by myself […] Wish I had been that smart”.

Tirando le conclusioni, FFS rappresenta un tentativo di conciliare due generazioni musicali, apparentemente molto distanti, ma più che un lavoro di squadra risulta simile a un album postumo in vita degli Sparks, con la gentile collaborazione dei Franz Ferdinand da backing band. Resta da apprezzare il tentativo da parte di entrambe i gruppi di uscire fuori dal guscio e creare qualcosa di diverso per giustificare un tour europeo. Da segnalare anche il mezzo passo falso in veste di produttore di John Congleton, che negli ultimi dodici mesi ci aveva abituato benissimo, lavorando in alcuni dei migliori album dello scorso anno (Angel OlsenSt. VincentSwans).

Tracce consigliate: Dictator’s Son