Fondamentalmente questo è un disco che se ne sbatte abbastanza delle chitarre o delle batterie del 2k12.

Sonda più o meno superficialmente uno spettro di musica di genere notevole, con una fluidità altrettanto notevole.
L’album  tratta, come concetto molto esteso i 70’s, e ne dà un’interessante lettura, fra chitarre mai fuori dal ruolo, batterie compunte, sempre sul pezzo e un grande intreccio di voci: dall’unisono post-punkettoso in Roman Nvmerals/Wiretapping Muzak I a certi richiami surf in Spies. Il  grande lato positivo di questo lavoro è la qualità della sostanza espressa.

Senza badare ai trend (Earthling Man per esempio sembra provenire dal 1979) il lato puramente estetico dei tanto blasonati “suoni” passa in un piano non inferiore, ma parallelo: questo permette di poter apprezzare più limpidamente dei passaggi che contestualizzati nel contesto 2012 andrebbero persi (outro di Earthling Woman – intro di Drones).
L’incredibile eterogeneità del lavoro non pesa però, i differenti modi d’espressione scorrono, anche grazie a intermezzi psych che distolgono completamente l’attenzione.
Attenzione che torna vivissima quando, dopo 20 minuti di brani di buona fattura arriva uno stacco incredibile e appare una frase funk di sassofono: Off the Map.
Il brano dura solo un minuto, ti coglie impreparatissimo, subito dopo attaccano 2 minuti e mezzo di psychevolezza e di rumori casuali, ma io ho continuato a pensare al fatto che dal nulla ho iniziato a battere un piede per terra.

L’album chiude Marky Move e Funk Was the State of Affairs, altri due egregi pezzi di estrazione funk, adattati alla natura del disco, con incursioni noise, ma tanto tanto groove.
Notevole lo stacco fra i due brani, title-track di mestiere e ben orchestrata. Alla fine i 12+4 brani scorrono bene, il disco piace.