In uno scenario caratterizzato da una varietà infinita di generi musicali, gli Eternal Summers proseguono questa moda autodefinendosi un gruppo dream-punk; detto questo a noi sono semplicemente sembrati una rivisitazione in chiave nuovo millennio di un divertentissimo punk anni ’90. Anche la storia degli Eternal Summers è divertente: un tempo un duo, il gruppo si è poi espanto nel 2010 a seguito di un evento (s)fortunato, vale a dire il furto della chitarra di Nicole Yun, che li ha costretti ad ingaggiare un nuovo bassista date le sonorità non gradite raggiunte col nuovo strumento. Ascoltando The Drop Beneath non ho potuto che sorridere, andando a ripescare dal dimenticatoio alcune cose come la semplicità di una canzone composta con 4 power-cord che non perdono mai di ritmo, o le linee ansiogene di basso, tutto senza nessun intento di districarsi in tecnicismi complicati;  insomma tutti gli elementi che un tempo ci avevano fatto apprezzare una certa evoluzione del punk vero e proprio. Certo si potrebbe anche dire che non ci sono stati notevoli progressi rispetto ai precedenti lavori, ma detto sinceramente, chi li voleva? Gli Eternal Summers sono belli così come sono: puri, semplici, divertenti. 

Canzoni come Not For This One sembrano nate per starsene con la mano fuori dal finestrino a farla ondeggiare, mentre altre come A Burial servono a farci ricordare i tempi in cui Courtney Love era ancora attiva sulla scena musicale, per la gioia di fan e pusher; ma non mancano anche ballate romantiche come Until The Day I Have Won.
Insomma, agli Eternal Summers va reso il merito di fare quello che si propongono, di rispettare le aspettative senza cercare di strafare; e tutto questo è fatto maledettamente bene. Bravi e grazie del viaggio nel tempo.

Tracce consigliate: Not For This One, The Drop Beneath