EL PERRO DEL MAR
PALE FIRE – Memphis Industries 

El Perro Del Mar è il nome del progetto solista di Sarah Assbring.

Sarah, a dispetto dello pseudonimo spagnoleggiante, è una ragazza svedese che dal 2006, anno di pubblicazione del suo primo omonimo lavoro, sforna un indie-pop (genere estremamente gettonato un po’ ovunque in Scandinavia) che nel tempo ha saputo cambiare connotati anche radicalmente. 

E’ infatti inutile cercare tracce evidenti della graziosa freschezza degli acustici bozzetti naturalistici del suo primo disco, oppure del retrò e sognante mood di “From The Valley To The Stars”, in “Pale Fire”: dei suoi primi lavori è rimasto esclusivamente il dualismo tra leggerezza e malinconia, tra fanciullesca gioia e consapevole tristezza, che dona ancora un fascino singolare alle produzioni dell’angelica cantautrice.

L’artista di Goteborg ha voluto cambiare genere ma non attitudine, convolando a nozze con un sound molto sintetico ma anche molto pop. La virata era nell’aria già dall’album precedente, “Love Is Not Pop”, che faceva del minimalismo e del piglio electro i suoi cavalli di battaglia; “Pale Fire” è una commedia con al centro della scena la melodia, è un perfetto esempio di elegante composizione pop del 2012, senza far troppo rumore.

Il disco si apre con la title-track, una dolce melodia sospesa nel vuoto, invisibilmente appoggiata su una drum machine e su un basso chillout. “Hold Off The Dawn” e “Home Is To Feel Like That” incarnano perfettamente lo spirito volutamente sbarazzino dell’album, andando più volte a sfiorare il limite del mainstream, mentre “I Carry The Fire” amplifica la tendenza ipnotica che caratterizza il lavoro nella sua interezza. “Love Confusion” è una litania che abbraccia un dream-pop neanche troppo velato; “Walk On By” e “Love In Vain” spaziano tra robotici funky e spiazzanti ritmi reggae che sembrano rubati ai Police. “To The Beat Of A Dying World” è una discoteca deserta nella tundra, mentre “I Was A Boy” è un gioiellino sottile come un velo ma caldo e morbido come un piumone quando nevica. “Dark Night” è una chiusura naturale, sfuggente e soffice, che spegne il pallido fuoco di Sarah, destinato a riaccendersi, e cambiare intensità e colore ancora una volta.

7.0/10