Dopo il piacevolissimo Only in Dreams e due anni di silenzio ecco il nuovo disco delle losangeline Dum Dum Girls, pubblicato per Sub Pop. Se non per innovazione o originalità, le quattro ragazzine care si erano già fatte ampiamente notare fin dagli esordi per uno squisito gusto componitivo. Il nome della band è un omaggio a Iggy Pop e ai Vaselines, è una formazione completamente femminile, hanno una frontman come Dee Dee Penny (aka Kristin Welchez) assolutamente all’altezza del ruolo, compongono, suonano e arrangiano bene. Hanno insomma tutte le carte in regola per produrre figate, e lasciarci supporre che il nuovo disco sia quantomeno all’altezza dei precedenti: tra un esordio rumoroso quale di I Will Be ed un secondo episodio già notevolmente ridimensionato, che più che all’indie garage strizzava l’occhio allo shoegaze dei Jesus and Mary Chain, questo terzo lavoro Too True costituisce infatti la perfetta sintesi: non ruvido come il primo, né accogliente come il secondo, questo disco delle ragazze Dum Dum riunisce sotto lo stesso tetto la suadenza dello shoegaze storico e le ritmiche surf/garage in odor di California che, ai loro inizi,  le avevano rese gradite ai più. Sarà facilissimo per i detrattori del progetto liquidare questo disco affermando l’assenza dei veri pregi dei due filoni coinvolti; la profondità dello shoegaze e l’attacco proprio di un approccio più punk. Rimane però francamente fuori dubbio che Too True sia lontanissimo dalle merdate che il settore ci propina con frequenza costante, e rimanga sui generis per una serie di ragioni incontrovertibili, come ad esempio:

– la canzoni sono belle, e oltre alle tonnellate di riverberi e fuzz ci sono strutture solidissime
– il cantato è sempre veramente incisivo, e rimane decisamente più impresso delle orde di voci femminili che circolano ora
– i testi sono belli, e, nonostante l’origine californiana della formazione, più che con sole e spiagge abbiamo a che fare con una certa impronta maledettista (Rimbaud Eyes è il titolo del terzo brano del disco)
la copertina, a differenza di quelle di mille analoghe formazioni femminili, fa veramente cagare: nonostante esibisca il culetto della frontman, risulta di un kitsch ben oltre i limiti del credibile, risultando essere una copertina sexy probabilmente solo in qui paesi che hanno appena accantonato la venere callipigia come canone estetico femminile (terzo mondo non volermene). Per cui le ragazze preferiscono che le apprezziate per le canzoni piuttosto che per i lati B.

Dopo questo bell’elenco di stronzate possiamo passare ad analizzare le canzoni un po’ più nello specifico: la prima traccia Cult Of Love si apre su ritmo e chitarrina surf con suoni tutt’altro che surf, e, forte della capacità di mediare squisitamente tra le varie influenze (già di per sé niente male), risulta essere un gran pezzo. Le successive Evil Blooms e Rimbaud Eyes sono episodi altrettanto piacevoli: quando la parte strumentale cala di tensione o pecca di ripetitivià, subito subentra la voce, estremamente presente e a luogo, a colmare il vuoto creatosi. La successiva ballata Are You Okay risulta essere l’unico brano poco riuscito del disco, e, con la sua chitarrina acustica e synth invasivi, suona probabilmente come Taylor Swift (che, memento, è diventata indi con l’ultimo lavoro Red) vorrebbe che suonassero i suoi ultimi pezzi, se solo non avesse un produttore che dopo tutto ci tiene a farla entrare in top ten. Per le tracce successive possiamo fare grossomodo un discorso analogo: dalle pukeggianti In The Wake Of You e Little Minx, la super-shoegaze Lost Boys And Girls Club, fino alle conclusive Under These Hands (altro pezzo purtroppo un po’ insipido) e Trouble Is My Name, ci imbattiamo nel complesso solo in pezzi che funzionano piuttosto bene.

E quindi brave Dum Dum Girls, continuate così, che l’unica pecca di Too True è una piccola dose di ripetitività. Magari avrebbe giovato qualche attenzione in più in fase di arrangiamento, giusto per rendere il lavoro meno monocromo, ma rimane indubbio che ci troviamo davanti ad una produzione interessante, un disco che funziona fatto di canzoni che funzionano. Cara Dee Dee continua pure a fare l’indi e leggere Baudelaire in spiaggia invece dell’ultimo di Dan Brown, I segreti della Massoneria da Cagliostro a Maurizio Costanzo. Cambia grafico però.

Recommended tracks: Cult of Love,Lost Boys And Girls Club

7.5/10