Al primo ascolto di Forever, Until già sapevo che l’inizio di febbraio non era il momento giusto per recensire Velvet Changes e avrei dovuto aspettare fine marzo. C’ha la primavera nel sangue questo disco, c’ha il tiepido sole e il fresco venticello nel dna. Dog Bite è chiaramente uno che si sa chillare abbestia. La sua musica, incrocio tra Washed Out e i Beach Fossils, e la sua etichetta, che non lascia spazio a fraintendimenti sul background di Dog Bite, mi hanno intrigato e quindi sono andato dritto all’anagrafe e ho scoperto che l’uomo dietro al progetto non è altro che il synth di Washed Out. Ma non mi dica!

Tuttavia qui di chillwave non si parla (né di synth): l’estetica è tutta quella dell’indie pop che puzza di California, molto lo fi, molto riverberato, un po’ gazey (anche un po’ gay). Lo spirito però è tutto chilly. Se le è fumate le sue canne con Washed Out, sì ovvio. Chillwave suonata con le chitarre lo fi riverberate gazey e ritornelli intriganti uno dopo l’altro? Ok, chiamiamolo dream pop.

Il risultato finale è un bell’album, leggero e scorrevole, da riascoltare senza neanche troppa attenzione, che tanto il pezzone della madonna lo spara subito all’inizio (Forever, Until, come già detto prima) e il resto non aggiunge molto alla formula sto chill + faccio roba alla Captured Tracks + piglio la tavola da surf (le peggiori sbandate ricordano Wavves più per la qualità sonora che per l’effettiva componente musicale). Non aggiunge molto ma si lascia ascoltare e riascoltare, riuscendo a essere uno degli ascolti più piacevoli dell’anno. E con questo non intendo dire che sarà uno degli album dell’anno, tutt’altro, ma prima o poi capitano quegli album facilissimi e fondamentalmente insignificanti di cui però è inevitabile innamorarsi. Questo è uno di quelli.

Tracce consigliate: Forever, Until, No Sharing.