“Ciao Dido,

Gli anni novanta sono finiti da tredici anni e neanche più i Toto si sognerebbero nel duemilaetredici di fare una ballata con la voce riverberata. Forse i miei compagni del coro della parrocchia sì, però non scopano quindi vedi tu.”

Inizierebbe così la mia lettera a Dido se solo sapessi come si dice in inglese “compagni del coro della parrocchia” e avessi voglia di spendere millemila soldi di Royal Mail. Senza contare che non ho idea di dove abiti.
Però posso scrivere la missiva qui sperando che la cantante inglese si imbatta in questa recensione, anche se so per certo nel mio cuore che Dido ci segue sempre. Continuerei poi:

“Tralasciando le questioni di riverberi, ci sarà un luogo e un modo per parlarne in futuro, ci tengo così tanto a dirti anche che le canzoni una volta che inizi a scriverle è necessario concluderle. Ecco mi soffermerei un attimo su questo punto: concludere la stesura di un pezzo non è proprio uguale a smettere di suonare e cantare improvvisamente. Certo, a modo suo il pezzo finisce, su questo non ci piove, però mettiti nei miei panni: già non è stato facile iniziare, ma poi continuare ad ascoltare con l’ansia del “quando finisce” è proprio impegnativo. Spesso ho pensato “e se sta stronzata continua per altri trenta secondi?” E sai cos’è successo? LO SAI? CINQUE MINUTI? MA HAI IDEA DI QUANTE COSE SI FANNO IN CINQUE MINUTI? I migliori riescono a procreare nella metà del tempo.
Però devo dirti la verità, tutto ciò non mi ha persuaso dal continuare l’ascolto, alla fine tutti fanno errori nella vita. Mio zio per esempio non ha smesso di tifare Milan dopo l’acquisto di Mario Balotelli.
Peccato per quella struttura che i più simpatici definirebbero “alla cazzo di cane”: canzoni lente che spezzano il ritmo e ammazzano, letteralmente, l’avventuroso ascoltatore di questo Girl Who Got Away che è costretto a sorbirsi le inutili cantilene di una voce che è un po’ Paramore, un po’ Katy Perry e quei bassi che sono un po’ Grimes (Love To Blame).
Io però ti capisco, il messaggio è chiaro, hai mandato tutto a puttane, lo dice lo stesso titolo. Certo ho capito molto dopo che Girl era riferito a te che da piccolo ho sempre pensato avessi il cazzo, però poi sono cresciuto, ho imparato che esistono anche donne brutte e donne particolarmente brutte, che rimangono pur sempre donne. La tua somiglianza con Hilary Clinton, che è una donna, mi ha aiutato molto nel capire che alla fine si parlava di te, però ecco, la prossima volta che decidi di mollare (cosa che apprezzo dal profondo), non fare un disco, mandami una mail.
Sinceramente tuo,

Deer Waves random guy”

Tracce consigliate: Arcade Fire – Rebellion (Lies) (la sigla di Otto e Mezzo)